30 dicembre 2012

Prendi un sorriso

Il sorriso che vola in alto
Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente, fa' bagnare chi vive nel fango.
[...]

M. Gandhi

Con queste parole vi auguriamo buon anno sperando proprio che nel 2013 prenderete i nostri sorrisi e li porterete sempre con voi così come noi custodiremo i vostri.

Felice e sorridente 2013.

La Band degli Orsi

26 dicembre 2012

La Band e quel senso di poter fare

Mi guardo indietro, in questo lungo anno di Band.
Guardo indietro e trovo 12 mesi pieni di Band.
Pieni di turni in Tana, di sere in reparto, di giornate agli eventi esterni, di organizzazione seduta alla scrivania, di telefonate.
12 mesi pieni di sorrisi, di lacrime, di gioia, di tristezza, di tenerezza, di affetto, di amicizia, di incomprensioni, di profonda comprensione.
Mi volto e non riesco molto a ricordare come potessi stare senza Band.
Senza quel qualcosa in più che la Band dona.
La mia vita da volontaria è vissuta, è un fiume in piena che ha cambiato per sempre una parte di me.
In questo 2012 pieno di Band, ho imparato a non aver paura di esprimere me stessa, ho imparato a tenere testa ai sogni, ho imparato a versare qualche lacrima trovando spunti dalla sofferenza, trovando un aggancio per ripartire.
La Band mi ha insegnato a credere fermamente, a pensare che davvero tutto sia possibile.
Credendo a ciò, ho visto la realizzazione di molte cose impossibili: ciò che pareva utopistico, con la forza di molti si è trasformato in desideri realizzati, sogni da sognare e compiuti.
A volte è difficile. A volte è doloroso. A volte è incredibile.
Più spesso è unicamente indescrivibile.
Ora so solo che difficilmente vedrei la mia vita senza questi colori, che difficilmente trascorrerei le giornate con questa spinta a fare, ad agire, a realizzare.

La  Band è così: ti insegna il senso di poter fare.
E quando fai tuo questo pensiero, non ti vuoi fermare.

Elisa P.

23 dicembre 2012

Lo splendore dell'amicizia

Lo splendore dell'amicizia 
non è la mano tesa
nè il sorriso gentile
nè la gioia della compagnia:
è l'ispirazione spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede in noi
ed è disposto a fidarsi di noi.
R.W. Emerson

E' con queste parole che vorremmo augurare a tutti i nostri amici buone feste.
Grazie per aver creduto in noi.

La Band degli Orsi

19 dicembre 2012

In un gruppo di amici

La band è un luogo molto particolare, perché non ha una vera e propria sede, ma riesce sempre a ritrovarsi. Qualche volta ci si vede in casetta, qualche volta in aula magna, qualche volta in tana, qualche volta in un teatro, qualche volta ad un evento esterno... Insomma non sono i luoghi che ci uniscono, ma le circostanze.
Questo modo di essere gruppo è travolgente: anche la persona più riservata e timida si lascia andare. Forse dipende dalla predisposizione all'ascolto di tutti i volontari, forse dal sorriso che contraddistingue ogni orso, forse dalla leggerezza nel travestirsi e lasciarsi andare con gli altri, forse dalla delicatezza con cui si affrontano certi temi oppure più semplicemente dall'idea positiva che le persone si sono fatte di noi!
Sta di fatto che un venerdì prima di andare in assemblea ho potuto assistere ad una scena molto genuina che mi ha fatto riflettere sul concetto di amicizia. In tana erano presenti tre volontarie che la frequentano molto spesso e si muovono con gran disinvoltura in quell'ambiente. Un'oretta prima della chiusura arriva una signora con un piccoletto e i volontari la accolgono con calorose e affettuose parole. Avevo capito che non era una persona a loro indifferente, ma non immaginavo che fosse nata tra loro una bella complicità che si instaura tra amici di vecchia data.
E' stato molto bello assistere alle chiacchiere tra loro e il modo in cui queste persone si stavano sostenendo a vicenda. Il legame che si è instaurato è stato così forte che anche per la mamma e il piccoletto è venuto del tutto naturale mangiare una pizza in loro compagnia e poco importava se in quel momento c'erano degli "estranei" che ascoltavano... Estranei per modo di dire perché in realtà erano tutti volontari (me compreso) che vedevano quella famigliola per la prima volta quella sera.
In quel momento ho avuto la conferma di cosa effettivamente sia diventata la tana dell'orso. Che non fosse semplicemente un luogo dove si sbrigano le faccende domestiche l'avevo capito, ma non avevo immaginato che potesse divenire anche un luogo dove si possa mangiare una pizza insieme ai genitori proprio come in un gruppo di amici.
Gigio

16 dicembre 2012

Fragilità

Un pensiero comune a tutti i miei amici, ai colleghi di lavoro o ai conoscenti è quello che io sia una persona estremamente forte, perché ho scelto di dedicare il mio tempo libero all'animazione in un ospedale pediatrico. Anche per me l'ospedale non era l'immagine vera e propria della felicità e gioia,ma piuttosto un posto triste e doloroso da evitare; in parte ho ancora quell'idea, ma ho aggiunto altre fotografie decisamente più colorate che mi aiutano a varcare ogni volta quel cancello lato mare. Foto in cui compaiono ragazzi alti alti con una corona d'oro e orecchie da topo per trasformarsi in un re topo, cerchietti con dei fiori, orecchie da dalmata, con delle chele di granchio per trasformarsi in un pesce asino...
Non credo proprio di essere una persona forte caratterialmente, perché mi commuovo molto facilmente e tendo ad assorbire le sofferenze altrui, ma ho imparato a gestirle in modo proficuo. Ho imparato che non sempre serve chiudersi in un silenzio "esclusivo" per sistemare i pensieri, non sempre serve tirare su muri sempre più alti e robusti per sentirsi forti, rifare sempre le stesse azioni perché danno sicurezza, ma anzi...
Ecco la mia fragilità che esce prepotente: i muri che costruivo prima adesso sono di paglia e non più di mattoni, perché sono più facili da distruggere e permettono a chiunque mi cerchi di trovarmi con un semplice soffio. I silenzi non sono più estremamente esclusivi, ma tesi all'ascolto e a comprendere le parole di altri che hanno voglia di parlarmi per tirarmi su di morale, per aiutarmi o solo salutarmi. Anche la mia immagine da persona estremamente precisa sta cambiando e si sta trasformando in un qualcosa di più "umano".
Anche io quando ho inviato il questionario alla band pensavo di non essere abbastanza forte per reggere l'impatto visivo di un'immagine personale dell'ospedale, ma ho capito che la fragilità va mostrata alle persone che sono in grado di proteggerla e tutelarla proprio come un valore aggiunto. Ci è voluto tempo per capirlo, perché non mi sono mai inserito in un gruppo grande e variegato come quello della band, ma adesso so a chi e come confidare la mia fragilità.
Gigio

12 dicembre 2012

Debutto in reparto!

03-12-12 Primo ingresso in reparto
Dopo un'anno che sono nella band solo oggi sono riuscita a varcare la porta del reparto!
Un po' di emozione e poi via....
Il susseguirsi delle stanzette e il dimenticarsi di esser all'interno di un'ospedale!
Vedere la gioia negli occhi dei piccoli e in un secondo ritorni bambino!
Una semplice favola, un po' di balli e dei piccoli giochi ripagate con un sorriso dei nostri eroi!
Un susseguirsi di emozioni legate da tutto ciò che un bimbo può donarci, come sempre far parte della magnifica Band ti fa sempre di più riflettere delle piccolezze indispensabili che spesso la
vita frenetica ti fa dimenticare!
Grazie a tutte le ragazze e al mitico ragazzo che mi hanno accompagnato in questo nuovo inizio!
Erika

9 dicembre 2012

F come Fiducia

L'altra sera durante un riunione chiarificatrice in tana ho notato un particolare "stato d'animo" che non mi ero accorto fosse così presente in ogni membro; in effetti riflettendoci bene avrei dovuto notarlo subito perché è tipico di un gruppo ben formato e coeso per evitare lo scioglimento alle prime difficoltà. Molte volte si pensa che ad unire le persone sia l'interesse comune, ma non ne sono così certo... Sicuramente l'affermazione è vera quando coinvolge poche persone, ma in caso di gruppo più numeroso e composto da elementi di età e caratteri totalmente diversi non è sufficiente. Ecco che senza fiducia reciproca non si può andare avanti.
Costruire sulla fiducia
Una delle forze della Band, a mio parere, è anche questa forte fiducia che si ha nei confronti degli altri orsi; non importa se giovani o poco esperti, perché anche i nuovi orsetti ne hanno assorbito sicuramente un parte durante il corso di formazione. Anche nei migliori gruppi, però, si possono creare delle forti divergenze che portano alla deriva gli elementi più insicuri, generando quindi piccoli sottogruppi che si sentono un po' estraniati. L'unica cura sensata per questo tipo di "conflitto" consiste nel confronto faccia a faccia, in cui si è fiduciosi di arrivare ad un giusto equilibrio anche se si sentono parole sgradevoli.
Proprio questo confronto diventa costruttivo solo nel momento in cui si nutre una profonda fiducia nei confronti degli altri componenti mostrando comprensione e buona volontà a collaborare: nascono così quei ponti unificatori che tracciano percorsi nuovi che rasserenano e aprono nuovi orizzonti.
Ecco che adesso ho capito cosa effettivamente mi lega così tanto alla band: la fiducia che negli orsi possa trovare un ponte verso una nuova riva, una fiducia nei vecchi e nuovi orsi e soprattutto un posto dove potermi fidare di ogni componente.
Gigio

5 dicembre 2012

Fare reparto

Quando frequentavo il corso di formazione, oramai quasi 2 anni fa, non capivo bene cosa volesse dire fare reparto. Ovviamente intuivo il senso, ma non riuscivo a comprenderlo. Immaginavo che fare reparto volesse dire recitare una parte studiata a tavolino, fare il buffone, alleggerire le famiglie presenti in ospedale con le parole e i gesti.
Ricordo che quando ho ricevuto la prima descrizione dell'attività fatta in reparto non capivo molto. Ambra, una nuova orsa come me, parlava di una virtual pizza che si creava muovendo le braccia, le persone... Chi faceva la farina, chi l'acqua, chi il pomodoro... Ricordo che chiesi spiegazioni ma non mi chiarii molto le idee... Pensavo che fosse un modo come un altro di giocare...
Adesso ovviamente so che cosa sia la virtual pizza, come e quando usare questo gioco, ma mi rendo conto che a quel tempo mi concentravo molto sui dettagli dei giochi lasciandomi sfuggire il vero senso dell'azione di Fare reparto.
Non consiste solo nel far giocare un bambino e la sua famiglia, non vuol dire solo far ridere facendo il buffone... E' molto di più! Sei in ospedale per rasserenare attraverso delle azioni abbastanza strane (immaginare di lievitare come la pasta per pizza, distribuirsi come il sugo e disporsi come le fettine di prosciutto non sono azioni tipiche dell'essere umano...) o attraverso delle favole colorate e piene di disegni.
La giornata, non solo quella dei genitori ma anche la mia, prende un'altra piega; si riempe di sorrisi, di serenità, di felicità. Non è mai un peso neanche quando vi è un rifiuto di un bambino, perché in fondo si comprende il momento. Capisco meglio ora perché spesso ci si sforza a coprire tutti i turni settimanali o per finire tutto il reparto... Sarebbe un peccato non portare un sorriso in ogni angolo di ospedale perché in fondo dietro ad una loro risata c'è un'energia travolgente che è in grado di fargli superare momenti complicati e noiosi e ricaricare te per un' intera settimana.
Gigio

2 dicembre 2012

Un motto per la band

"Inizia col fare ciò che è possibile,
poi ciò che è necessario
ed improvvisamente ti troverai a fare l'impossibile."
S. Francesco

Queste semplici frasi racchiudono l'essenza della band:
- è possibile far sorridere anche in situazioni non semplicissime. Nasce così l'animazione in reparto;
- è necessario un po' di relax e superficialità anche per gli adulti. Si affianca l'attività di supporto ai genitori nella tana;
- eccoci improvvisamente a coprire tutti i giorni i turni in reparto (da lunedì a domenica) e a tenere aperta la tana sempre (da lunedì a domenica con orario continuato).

Impossibile da immaginare.

28 novembre 2012

Mentre la nostra casa era tanto lontana...


Cari Amici della Tana,
ho camminato a lungo sotto i cieli teatrali della vostra Genova, ho preso e perso autobus, imparato i nomi delle strade, la direzione da prendere, con lo sguardo all'orizzonte di nuvole e mare in movimento, sempre rasserenante, come una promessa. Quattro mesi fa V. la mia piccolina di un anno e mezzo, il mio fiore felice, si è ammalata.
Abbiamo dormito, io e lei, aggrappate l'una all'altra, in tanti diversi letti d'ospedale, ho imparato ad orientarmi nel labirinto dei reparti senza più perdermi, abbiamo abitato con la mia famiglia tante case diverse; abbiamo aspettato, spaventati e straniti, che il tempo passasse, che V. pian piano recuperasse il sorriso.
La nostra non è ancora una storia a lieto fine ma V. appartiene al mondo, ride, soffre, scherza, piange, combatte. E noi con lei.
La tana è stata Casa mentre la nostra casa era tanto lontana; rifugio vero, quotidiano. Casa sono stati i vostri sorrisi, i vostri caffè, il vostro garbo generoso, le vostre mani che accarezzavano le teste dei nostri bambini, la dolcezza delle vostre parole. Ci avete sorretto mentre infuriava una tempesta che era solo nostra, avete condiviso con noi questo tratto di strada doloroso. “Grazie” è una parola troppo consueta, che non basta a raccontarvi.
Fabiana e Michele, genitori di V. e P.


Questa volta a parlare non siamo noi della band, ma persone con cui siamo entrati in contatto e che ci hanno lasciato un messaggio. Questo è un modo di ricordarci di chi ha apprezzato il nostro aiuto.
Siamo felici di essere stati di supporto e che i nostri colori vi abbiamo un pochino consolati.
Ho deciso di lasciarvi come ricordo una foto panoramica di Genova così che abbiate una nuova immagine di questa città.

Genova - A Fabiana e Michele

25 novembre 2012

Il tempo in Band

Il tempo per la band
Uno dei concetti principe dell'era moderna è lo scorrere del tempo. Tutto è scandito meccanicamente dal DRIIIIIIIIIIN della sveglia mattutina che sancisce la fine del sonno, dal TIC TAC dell'orologio che conta inesorabilmente la giornata lavorativa, dai telegiornali che ti avvisano che è ora di pranzare o cenare.
Siamo ormai abituati a programmare il tempo libero per usufruirne a pieno e ricaricare le batterie: seguiamo dei corsi serali di 2 ore, oppure andiamo per 1 ora in piscina, andiamo in palestra... Insomma tutto è programmato in funzione del tempo.
Anche in band il tempo ha un ruolo rilevante, soprattutto quando si tratta di fare attività in reparto: certi orari devono essere rispettati; per cui non si fa animazione quando è ora di cena e si va via quando sono le 20.30 anche se si sarebbe disposti a rimanere un po' di più. Negli altri casi invece il tempo diventa un in più: l'evento esterno dura finché ci sono bambini nei paraggi, la tana rimane aperta fino a quando l'ultimo genitore se ne va, il week end non esiste se la tana rimane chiusa o se il reparto non viene visitato...
In Band nessuno è obbligato a fare nulla tanto meno a sacrificare il proprio tempo libero in un qualcosa di cui non è convinto, ma viene del tutto naturale farlo quando ci si diverte e quando si ricevono sorrisi di ringraziamento.
E' questo il nostro modo di misurare il tempo: non contano gli orologi, ma quanto entusiasmo e passione si trasmette e si riceve.
Gigio

21 novembre 2012

Senso di appartenenza

Quando ti avvicini alla band sei spinto da una motivazione forte: forse hai bisogno di sentirti utile, forse stai cercando un diversivo, forse hai molto tempo libero e cerchi un modo divertente per occuparlo o forse ancora qualcos'altro... Insomma hai dei validi motivi per cui hai deciso di compiere questa scelta e ne sei consapevole.
Quello che secondo me nessuno si aspetta è il coinvolgimento emotivo che la band ti trasmette quando ci prendi confidenza. Tutti sanno che entrare in contatto con l'ambiente ospedaliero ha un forte impatto e sicuramente non si può rimanere indifferenti. Temi però di non essere in grado di sopportarlo e di non essere in grado di far divertire. Guardi i vecchi volontari e capisci subito che l'ambiente è molto motivato, ben strutturato. Ti spaventa un po' tutta quell'unione: temi di non saperti integrare, temi che il tuo carattere non sia adatto; non capisci nemmeno quale possa essere il tuo ruolo all'interno della band, ma si vuole provare lo stesso.
Poi passano i giorni e capisci che le 2 ore settimanali di corso non sono così pesanti anche se vieni da una giornata impegnativa, capisci che in fondo nel tuo piccolo qualcosa puoi dare e se proprio non te la senti puoi allontanarti... In fondo nessuno ti rincorre. Poi passano i giorni e il pensiero di andartene si cancella, le conoscenze fatte si cementificano fino a diventare amicizie...
Passano i giorni, le settimane, i mesi e improvvisamente anche te ridi, scherzi, sei complice dei vecchi orsi... Li percepisci ancora come un esempio, ma ti sembrano più vicini... Poi torni a casa e scopri che piano piano sei diventato parte della band... Hai acquisito quel senso di appartenenza che caratterizza ogni orso: dal più spavaldo al più timido, dal più anziano al più giovane... Quella sensazione di essere parte integrante di questo gruppo e che ti rasserena ogni volta che hai qualche titubanza, che ti tiene compagnia quando ti senti un po' solo.
E' proprio rassicurante questa sensazione, perché ti spinge ben oltre le tue aspettative, perché ti porta a fidarti della band, ma soprattutto ti dona un senso di appartenenza tipico di un grande gruppo.
Gigio

18 novembre 2012

Abbraccio tra orsi e cicogne

Cosa si può fare con un abbraccio tra la Band degli Orsi e la Cicogna Sprint????
Non è passato nemmeno un'anno ed è incominciata questo caloroso abbraccio!
Un po' di eventi e tantissimo aiuto di amici che come in tutte le occasioni riescono a starci vicini!
Ieri, il 26 ottobre u.s. ci siamo ritrovati davanti al reparto della Parologia Neonatale con i piccoli che correvano nei corridoi, mangiavano la focaccia e giocavono con chi li ha curati con tanto amore i primi mesi di vita, con le maglie colorate della band , con tutti gli amici che hanno voluto aiutarci e con le mamme della cicogna.
Tutti insieme per festeggiare due "scatolette", due transcutane, due macchinari utile per i nostri piccolissimi.
Da volontaria della Band degli Orsi e della Cicogna Sprint ma soprattutto da mamma mi auguro che tutti  i piccoli che iniziano la loro vita correndo siano allenati per raggiungere tutti i traguardi dalla nostra orsetta corridore!!!!

Erika R.

14 novembre 2012

L'Africa nel cuore

Andare in reparto significa anche incontrare culture diverse dalla nostra.
E quando incontri la cultura che più ti affascina, è un regalo.

Era un sabato nel tardo pomeriggio, io e Greta eravamo pronte per un altro viaggio nella fantasia dei bimbi.
Io e lei abbiamo imparato a conoscerci e ad apprezzarci così, vivendo insieme ciò che il reparto insegna, vivendo emozioni che difficilmente dall'esterno si comprendono.
Certe dell'appoggio reciproco, ci avventuriamo in una stanza, dove incontriamo due coloratissime mamme africane, che ci accolgono con un sorriso solare e rassicurante; parlano con noi in inglese e, nonostante l'abbia studiato dalle elementari all'università, quando si tratta di conversare ho sempre paura di dire qualche strafalcione.
In realtà con loro i discorsi sono diventati naturali e abbiamo iniziato subito a ridere e scherzare!
Ma ad un certo punto, ci siamo accorte che di bambini non ne vedevamo nemmeno uno...così, spontaneamente, ci siamo trovate a chiedere "and the babies?!?": le due splendide mamme, con scatto improvviso, si sono messe di profilo e ci hanno mostrato i loro piccoli adagiati comodamente sulla schiena sorretti da un foulardes! Che risate quando abbiamo capito!
I discorsi erano così buffi e allegri che si sono unite a noi anche tre infermiere, incuriosite da quel poco di baccano che cercavamo di trattenere ma che, inevitabilmente, usciva fuori dalla porta.

I discorsi erano una chiacchierata tra donne, una comprensione reciproca del fatto che un continente di distanza non rende distanti donne coetanee con speranze e sogni.
Ci hanno parlato dell'Africa, dopo aver sentito quanto vorrei andare nella loro terra: si sono illuminate raccontandoci di quanto bella e unicamente indimenticabile sia.

Alla domanda "tomorrow?" avrei voluto rispondere "sì, torno a trovarti domani!" per continuare a chiacchierare e sorridere con loro, ma tanti altri piccoli ci stavano aspettando.
Un incontro tra donne, così distanti e pur così vicine, con così tanto da raccontare.
Un altro pezzetto di Africa, nel cuore.


Elisa P.

11 novembre 2012

Il posto giusto

A volte è dura, ci sono incomprensioni e tutto si fa pesante,
a volte è difficile trovare il tempo perché il lavoro, la famiglia e la vita fuori ti reclama,
a volte la stanchezza ti fa pensare che non ce la potrai fare.
A volte ma solo a volte
...il resto del tempo vuoi esserci:
quando ci sei sai che quello è il posto giusto in cui ti trovi e che non c'è mai stato un posto così giusto, 
il resto del tempo che non ci sei sai che quello è l'unico posto dove vorresti essere perché li le emozioni si fanno forti,
dove il grazie di una mamma ti illumina la giornata,
là dove il sorriso di un bambino ti scalda il cuore,
là dove lo sguardo di un papà ti riempie di tenerezza,
là dove le tue parole hanno la leggerezza di una fiaba e le tue mani la velocità di un prestigiatore,
là dove la tua voce si fa armoniosa a ritmo di canto, là dove i pensieri scorrono veloci e il cuore si sente vivo,
là dove indossi una maglietta colorata per metterti a nudo.
Là in tana, nelle stanzette dei reparti, nei corridoi, nelle sale gioco dell'Ospedale
..là, dovunque c'è la Band.
Vera

7 novembre 2012

La sicurezza dell' arrivederci

Esistono diversi modi di salutare: c'è il saluto amichevole per aver trascorso insieme del tempo magari davanti ad un caffè, c'è quello familiare, rassicurante e caloroso, c'è quello estremamente formale e rispettoso dei ruoli, ma c'è anche quello che suona come un addio, ma che in realtà è solo un arrivederci a presto. E' proprio quest'ultimo quello che ti rimane più impresso e di cui mi piacerebbe parlare, perché è completamente inaspettato.
Per lavoro dovrò allontanarmi un po' dalla mia quotidianità: la sveglia suonerà in una stanza di albergo, il letto  non sarà quello che mi ha cullato per anni, il cuscino non sarà morbido come il mio, la caffettiera sarà diversa se non assente, i volti che incontrerò saranno nuovi, le strade saranno diverse... Le mie abitudini saranno diverse: non ci sarà la corsa in ospedale, non ci sarà la mia scrivania con il mio telefono, non ci sarà il saluto "lunedisiaco" dei compagni di reparto...
Per un po' non ci saranno le prove del musical, per un po' non ci saranno le assemblee settimanali della Band, non ci saranno quei saluti calorosi che mi hanno coccolato fino ad ora, le uscite del week end... E' la distanza che toglierà queste certezze per un po'... Distanza che cercherò di colmare con le email, con qualche post su facebook se mi sarà possibile, con qualche videoconferenza via Skype, ma pur sempre lontananza sarà...
Sembra un discorso di addio... Ma in fondo ho la certezza che è solo un arrivederci...
Come per ogni distacco non si sa mai cosa ci aspetta nel futuro e quindi ti coglie un po' di nostalgia... Il mio impegno è quello di cercare di ritornare al più presto alla mia normalità, di riprendere quella quotidianità che mi ha condotto dove sono ora; cercherò con tutte le mie forze di affrettare il ritorno, perché in fondo è quello di cui ho bisogno, ma, ahimè, non dipenderà esclusivamente dalla mia volontà.
Ora, con le dovute cautele, immagino in parte cosa voglia dire staccarsi da un luogo caro anche solo per pochissimo tempo; capisco cosa voglia dire rinunciare alle proprie abitudini e preparare la valigia cercando di portarsi con sè più oggetti personali possibili... Non importa il peso della valigia: ogni oggetto racchiude parte della tua quotidianità che ti rassicura, che ti tranquillizza anche nei momenti più stancanti.
Forse è per questo che la lumaca anche se con molta fatica e lentezza si trascina sempre sulla schiena la sua casa?
Gigio

4 novembre 2012

Cos' è la Tana?

Vita in Tana
Cos'è la Tana????
Te lo chiedi tutte le volte che entri... Te lo chiedono i visitatori...
E' stata  una delle domande alla presentazione del nuovo corso... e proprio in questa occasione, vedere tante magliette colorate, ho pensato... 
E' COLORE
Ma quando un volontario racconta cosa si fa in tana,cosa si fa in reparto, quanti sogni  abbiamo ancora nel cassetto, pensi..... 
E' ENTUSIASMO
E proprio da tutti i progetti realizzati, altri   che sono ancora bozzoli;ma presto diverranno farfalle, pensi...... 
E' SOGNO
Quando, tutte le volte che inizi il tuo turno, il compagno ti accoglie con un sorriso, lo stesso sorriso che si ha quando arrivano i genitori e i bimbi, pensi ....
E' SORRISO
Quando i genitori arrivano con i borsoni di biancheria da lavare,con un pasto da preparare o una connessione su internet da fare e i volontari si adoperano subito per farli sentire a loro agio, pensi ... 
E' ACCOGLIENZA
Quando arriva il messaggio che vi sono dei  turni scoperti e i volontari, immediatamente, organizzano il loro tempo libero per far si che la tana sia sempre aperta, perché l'importante è esserci, pensi...
E' DISPONIBILITA'
C'è una persona che ha bisogno... parte il Tam Tam dell'aiuto e tutti i volontari si mettono alla caccia del tesoro che può essere: un passeggino, un vestitino, una coperta, pensi...
E' SOLIDARIETA'
Quando si fanno le bomboniere: una cuce, l'altra infiocchetta,l'altra ancora arrotola il cartoncino; quando si prepara un evento: una trucca, l'altra soffia nei palloncini colorati, pensi.....
E' COLLABORAZIONE
Ma sopratutto,in questo mondo di sms, chat, facebook, twitter un genitore entra e tu, volontario, gli offri un caffè,vi sedete nelle poltrone con calma e lui racconta.... pensi....
E' ASCOLTO
Teresa

31 ottobre 2012

La mia Tana, la mia Band

Ricordo due estati fa le decisioni e le indecisioni che ci hanno tormentato per tutta un estate, ho ancora un vivo ricordo di quattro giorni sdraiata sul pavimento scalza tra pitture e pennelli, ricordo gli sguardi dei passanti, i sorrisi di alcuni e le domande incuriosite di altri. Ho passato 4 giorni dalla mattina alla sera a dipingere ininterrottamente, un po’ di musica nelle orecchie e i piccoli gesti di persone care che mi hanno tenuto compagnia in questa piccola grande avventura: un pezzo di focaccia all’ora di pranzo, una barretta di cioccolato o un estathè portati in dono, chi mi veniva a fare un saluto e a scambiare due chiacchiere, chi mi aiutava con pennellate in piccole parti e chi mi stendeva il colore per agevolarmi il lavoro. Così è nata la mia tana con Ale che prende la macchina per accompagnarmi a comprare i colori mancanti e Luca la sera che mi massaggia la schiena dolorante, con Fabrizia che dipinge le orme sul sentiero e Brusco che prende la pennellessa e da una mano di verde per fare il fondo del prato, con Max che arriva con il pranzo per dividerlo con me  e con  la Marta e la Ele che vengono a farmi un saluto chiedendomi se ho bisogno di qualcosa.
La Band degli Orsi
C'era una volta...
Comincia così la mia tana!
…Allora non potevo immaginare cosa sarebbe diventata per la Band, per le famiglie del Gaslini e per me.
Cos’è la tana?…un pavimento colorato, 4 mura, una scala, qualche mobile e un giardino. È questo ma è anche molto di più.
Oggi (6 ottobre 2012) ci troviamo a festeggiarne il primo anno: un anno di sogni, speranze e progetti;  un anno di sorrisi, di sguardi, di abbracci e di lacrime;  una anno di giochi, di racconti, di storie e di vite che si intrecciano; un anno che ha il profumo di casa: del bucato steso al sole, del caffè appena fatto e di un pasto cucinato in compagnia; un anno colorato: di palloncini che scendono dall'alto, di disegni di bambini, di risate e di magliette band.
Questa è la mia Tana, la mia Band.
Buon compleanno Tana dell’Orso!
Vera

28 ottobre 2012

Un anno in band

La Band è il mio nuovo amico.
Un amico che mi ha accompagnato durate l’anno appena trascorso.
L’ inizio è stato pieno di dubbi ed incertezze: mi chiedevo saremmo riusciti ad andare d’accordo, se sarei stata capace di andare avanti nel cammino che mi proponeva: poi è bastato lasciarsi andare, crederci, esserci, vivere le tante emozioni che nascevano in ogni occasione per prendere sicurezza, coraggio e la consapevolezza che una cosa così bella non la volevo abbandonare, quest’ amicizia era appena iniziata e io già non ne volevo più fare a meno.
E’ passato un anno, i miei impegni si sono triplicati rispetto allo scorso , ma dentro di me c’è la Band.
Sento che fa parte della mia vita e che si è guadagnata uno spazio di diritto dandomi allegria, colore, semplicità, verità, creatività, impegno, amici, sorrisi e lacrime. Per me la Band è stata una salvezza.
La consiglierei a chiunque si volesse sentire utile, a chiunque fosse in cerca di qualcosa di più.
E così ho una nuova sicurezza, anzi due: che la Band ci sarà per me e che io ci sarò per la Band.

Fede B.

24 ottobre 2012

Buon compleanno tana

La Band degli OrsiÈ passato un'anno ma il sole splendeva ugualmente....
In un'anno sei cresciuta sei diventata più matura e hai dato tante lezioni di vita....
Respirare nell'aria la gioia di festa e il grande regalo far conoscere un'altro sogno che prende vita con volontari e genitori che lavorano insieme....
Sentirsi dire dal mitico papà G. Il darvi una mano è il minimo rispetto che posso avere per quello che fate per noi!
Il tuo primo compleanno è stato ricco di colori  delle nostre  maglie, allegro con i bimbi che leggevano e giravano qua e la nel tuo giardino famigliare con gli amici di sempre che ci accompagnano in tutte le avventure..
Buon compleanno TANA!!!!

Erika R.

21 ottobre 2012

Rispetto dei confini

In cage
Protezione
E' dopo una chiacchierata post reparto che continuo a riflettere su quanto importanti ed efficaci siano i limiti anche se a volte appaiono rigidi e freddi. Mi riferisco a certi confini immaginari che devono esserci tra persone che si incontrano anche solo per pochi minuti in un incrocio di sorrisi e parole rassicuranti, tra una marionetta e un libro di favole, in una stanza o in una sala giochi.
Spesso il primo confine che si incontra è rappresentato dalla porta della stanza: va aperta con cautela per non violare quell'intimità che si crea al suo interno; quell'aria familiare che rassicura il proprio piccolo e che lo fa sentire il centro di ogni attenzione come un amato "sovrano". E' l'unico che ha il diritto di decidere chi è il benvenuto nel suo regno. Non si deve insistere a varcare la soglia se non è il momento giusto, ma si saluterà col sorriso tra le labbra e gli si dirà con serenità: "Ci vediamo la prossima volta!".
A volte i confini non sono fisici, ma psicologici. E' difficile anche per un re mostrarsi ad estranei quando non si è al top della forma o in pigiama, quando la stanchezza per le visite ha il sopravvento, quando si preferirebbe rimanere soli in silenzio nella propria stanza e concentrarsi su se stessi per recuperare le energie spese durante la giornata. Anche in questo caso la prima decisione spetta al "sovrano" e se proprio necessario siamo noi stessi volontari a decidere di non insistere più perché si è superato il limite di sopportazione.
A volte anche a tutela del volontario, è necessario imporre dei limiti sia per norme igieniche sia per evitare che si crei un eccessivo coinvolgimento emotivo, non perché faccia piacere il "distacco", ma semplicemente per riuscire ad essere leggeri e rilassati nel momento in cui è richiesta maggiore superficialità. Ovviamente questo non vuol dire ignorare la situazione, ma solo rispettare chi si ha di fronte e offrire loro ciò che si aspettano da noi: un sorriso laddove è gradito, una favola per rassicurare, un' animazione in sala giochi o un semplice saluto dalla soglia della stanza.
A volte è veramente difficile non affezionarsi, è difficile rimanere estranei... ma personalmente l'unico modo per legarmi ad ogni "sovrano" e famiglia è quello di entrare in sintonia con loro attraverso un gioco ben riuscito, attraverso una favola letta con passione, attraverso una parola in teoria sussurrata all'orecchio, ma in pratica urlata, così che anche i genitori possano ridere della marachella suggerita... Insomma piccoli gesti solo apparentemente superficiali, ma che nascondono il mio modo di dire: "Grazie per l'attenzione e spero vi siate divertiti come è successo a me adesso. Se così non fosse la prossima volta andrà sicuramente meglio! Grazie mille e alla prossima".
So che non è molto, ma non sarei in grado di offrire nulla di altrettanto efficace.
Gigio

17 ottobre 2012

Ho imparato a sognare

Alla band vorrei dedicare alcuni versi di questa canzone che a mio parere la rappresentano.

Ho imparato a sognare, Negrita

tana dell'orso
Un sogno realizzato

[...] 
Ho imparato a sognare quando inizi a scoprire
che ogni sogno ti porta più in là
cavalcando aquiloni oltre muri e confini...
ho imparato a sognare da là.


Quando tutte le scuse per giocare son buone

quando tutta la vita è una bella canzone. 
C'era chi era incapace a sognare e chi sognava già.

Tra una botta che prendo e una botta che do
tra un amico che perdo e un amico che avrò
che se cado una volta una volta cadrò
e da terra, da lì m'alzerò.


C'é che ormai che ho imparato a sognare
non smetterò.
C'é che ormai che ho imparato a sognare
non smetterò
non smetterò.


Dall'album XXX, 1997

Video Fiorella Mannoia

Gigio

14 ottobre 2012

Verso casa

gaslini band bandTorno a casa con una maglietta stropicciata nella borsa e con la voglia di indossarla presto.
Torno a casa con la testa piena di sogni.
Torno a casa con gli occhi pieni di sguardi, la bocca chiusa per rispettare la voce dei pensieri.
Torno a casa respirando l'aria della sera, assaporando l'idea di arrivare, rilassarmi e scrivere di Band.
Torno a casa a rivivere con la mente i momenti già vissuti ed immaginare con fiducia ed emozione quelli che verranno.
Sono a casa con il cuore più grande, la felicità più appagata, la speranza più viva e la certezza più assoluta
di far parte di questo grande progetto che si chiama Band.

Vera

10 ottobre 2012

La forza del sogno

15 Settembre 2012
Sembra passata un'eternità, da quando socchiusi gli occhi per immergermi in uno strano sogno: un mondo, diverso da quello a cui ero abituato sin da bambino. Un mondo non pieno di giochi, di sorrisi, di famiglia. Un mondo in cui il rincorrere del tempo, la corsa frenetica verso nuovi traguardi, verso la soddisfazione personale, ad ogni costo, prevale.
Sembrava un'incubo, quel sogno. Leggevo più e più volte, in quel termometro fissato ad un palo, il numero 31. Trentuno gradi. Caspita, 31, come il giorno della mia nascita.
Le date, la cabala dei numeri, l'essere. Riaprii gli occhi, e vidi uno strano luogo, in cui il tempo e lo spazio sembrano distorti, in cui il chiaccherare sereno, tra il serio e lo scherzoso, tra un caffè ed un lavaggio di biancheria in lavatrice si ricorrono, si sovrappongono.
Poi arriva LEI. Con pochi capelli, con un paio di occhi azzurri cielo che ti rapiscono.
Una bambina di 10 anni circa. Ed io, che qualche istante prima, senza che nemmeno me lo aspettassi, ho ricevuto un dono, IL dono: la maglietta della BAND.
Mi feci spiegare il gioco dell'oca, mentre i racconti di uno di quegli angeli del cielo, attraversavano i miei timpani per arrivare in fondo al cuore.
AnnaPaola.
Ma non solo.
Pietro.
Nomi che ai più sono nomi qualunque, nomi che restano dentro il mio cuore.
Da dove tutto nasce.
La disponibilità in questo servizio nuovo, per me.
L'amore che ci metto nel fare ogni minima cosa.
Il sorriso, che non verrà cancellato, nonostante le problematiche che si affrontano ogni giorno, lavorativamente e non.

Basta veramente poco: che ci vuole?

Gianluca

7 ottobre 2012

Una cascata di baci

E' un lunedì sera autunnale e come ormai da quasi un anno mi dirigo verso l'ospedale con l'entusiasmo di colui che dovrà affrontare una nuova avventura. Sono da poche passate le 18 e di corsa si esce dall'ufficio per non ritardare l'ingresso e per avere più tempo per scegliere i libri da portarsi in stanza, per scambiare 2 parole con il partner e per individuare il reparto da visitare...
La compagna di avventura questa volta è Erica con cui ho un bell'affiatamento. Questa volta ci aspetta un reparto a noi molto familiare tanto che sappiamo già quali difficoltà si potranno incontrare...
Spesso è difficile gestire stanze numerose, perché non si riesce sempre a creare una dinamica di gioco tale da far partecipare in egual modo i bambini: c'è sempre quello che predilige l'attività più movimentata e quello che preferisce la tranquillità, quello che si intimidisce e quello che ti accoglie spavaldamente, poi c'è quello molto piccolo e quello magari già ragazzino...
Il nostro piccolo principe
Ma nonostante questo si varca la soglia e...
Una giovane principessa rosa ci riconosce e ci mostra con grande maestria alcuni suoi passi di danza: non è per nulla a disagio delle nostra presenza, ma anzi ci accoglie come se fossimo lì da sempre; ci fa accomodare sulle sedie migliori scelte da lei, ci presenta i vari parenti... Insomma conquista la scena... Ma in questa stanza c'è un piccolino che è molto spaventato... Ha bisogno di sentire la presenza della mamma, del papà e dei suoi familiari e così non appena li perde di vista piange e strilla. Sono per lui tutte le attenzioni così da non farlo sentire spaesato.
Dalle nostre borse escono tanti animaletti colorati che hanno strane voci, escono tanti libri colorati, tanti regali e piano piano il pianto si trasforma in tranquillità e anche se non ride a crepapelle noi siamo soddisfatti... alla fine quello che ci interessa è anche rassicurare. Proprio quando abbandoniamo la stanza per dirigerci nella prossima il bambino ci segue e con grande naturalezza ci manda una cascata di baci... Baci sinceri, spontanei, familiari come se in quei pochi minuti fossimo stati parte della sua famiglia.
Spesso mi è capitato di strappare un sorriso facendo azioni buffe, spesso qualche mia voce strana mi ha aiutato a far sorridere... Spesso ho chiesto dei sorrisi, dei saluti, dei baci, ma non mi era ancora capitato di essere travolto da una cascata di baci e devo dire che mi ha galvanizzato moltissimo.
Gigio

3 ottobre 2012

Un libro che ti fa sorridere

Un lunedì di ritorno dalla visita nei reparti mi trovo a riflettere su quanto a volte sia più difficile parlare che comunicare... Di quanto effettivamente le parole creino dei muri che sembrano invalicabili... E allora ti spaventi tantissimo se un bambino di pochi anni non ti rivolge una parola, ti spaventi ancora di più quando la mamma ti dice che non capisce l'italiano...
Ti spaventi ancora di più quando il bambino non ha l'età giusta per scherzare con le marionette... Quando non puoi insistere su dei versi volutamente sbagliati degli animali, quando non puoi utilizzare le parole anche solo per raccontare una storia...
Ma poi ti ricordi che tutti i bambini dal nord al sud, da est a ovest sanno fare molto bene una cosa... Sanno comprendere immediatamente tutti i giochi e sanno divertirsi anche solo guardando i disegni... E' accaduto proprio questo al piccolo S.
S. subito non ci capisce... Vede che non siamo dottori, ma non capisce bene che cosa potessimo fare con lui... Le marionette non lo attirano, perché più di fare versi non sono capaci e anche quando parlano dicono cose in una lingua a lui incomprensibile. La mamma però ci rasserena, ci fa capire che S. vuole giocare e gli piace pure tanto, ma non sa dirlo a parole, ma sa farsi capire con i fatti...
Nascondino con i mostri
Ed allora si gioca con Nascondino il libro universale che spesso aiuta a superare le barriere della lingua e che permette un minimo di scambio di risate. Nascondino non è altro che un libro in cui si nascondono degli animali; ad esempio tra le palline da tennis si nasconde un pulcino, tra le caramelle un pesce, tra le nuvole una pecora e così via... Questa volta S. conosce già Nascondino ed allora dobbiamo trovare la versione più difficile e paurosa: "Mille cose da trovare nel paese dei mostri".
Anche per me è difficilissimo individuare quegli strani mostri nascosti in quelle pagine, ma S. e sua mamma sono stati abilissimi: in poco tempo non c'è nascondiglio che tenga... Tutti i mostri sono stati smascherati tra i miei applausi stupiti e le sue risate di gusto... Ed ecco che la lingua non è più un ostacolo: il libro ha donato quel momento di svago che serve all'interno dell'ospedale e restituisce quel tocco di serenità che a volte diventa proprio necessario.
Gigio

30 settembre 2012

Ogni giorno una scoperta

Spesso ci chiedono che cosa è la Band... ecco cosa è un sogno!
Leggerezza e colore
è un sogno perchè è nata così con il deisderio di poter divertire i bambini anche in ospedale. Negli anni poi abbiamo sempre sognato di fare quello che non riuscivamo al momento: ogni volta sognavamo una Band diversa più grande, più presente, più varia, migliore. Questi sogni ci hanno darto la forza per continuare il percorso anche quando era in salita e magari di saltare qualche fosso e di scegliere una strada quando ci siamo trovati di fronte ad un bivio.
La Band è un sogno perchè è in continua evoluzione, perchè segue le emozioni e i desideri di chi ne fa parte, dei volontari che si susseguono nell'associazione. E per ogni volontario che entra c'è un sogno in più, una passo verso una Band diversa: la Band del futuro.
Non riesco neppure a immaginare come sarà tra 10 anni...l'unica cosa che riesco a immaginare che comunque sarà la Band io sarò con lei!
Vera

26 settembre 2012

Issate la vela

Some boats in Genoa
Issiamo le vele: si parte!
In questi anni ho fatto di tutto con la Band. Sono andata nei reparti, sono stata in aula magna, per le strade, all'Ikea, ho promosso la Tana dell'Orso, sono stata nella tana dell'orso, ma questa mi mancava. Il bello è che sono partita spavalda, credendo che fosse una cosa semplice. Ma quando si hanno sotto le mani delle situazioni come ormai tutti noi da anni, siamo abituati a vedere, si pensa di aver visto tutto, toccato tutto, ma questo non me lo aspettavo. Mi aspettavo l'espressione dei bambini, quello sì, della meraviglia sul loro volto, del leccarsi le labbra e scoprire che erano salate, delle onde che facevano ballare (quelle create dagli altri naturalmente) dei pesci che non c'erano per cui ci siamo inventati nomi strani "pesce cassetta" "pesce bicchiere" pesce carta" a seconda della rumenta che si trovava in mare, ma i papà beh non ero pronta a quello.
Di solito i bimbi sono seguiti dalle mamme, è nel dna femminile , lo sappiamo tutti, ma questi papà, questi grandi papà che si trovavano a fronteggiare situazioni incredibili per loro e che con naturalezza si scambiavano ricette, espedienti per lavare meglio, e che avevano uno sguardo raramente visto, voglio dire uno sguardo materno nei confronti dei loro bimbi, ecco a questo non ero preparata.
Come non ero preparata alla loro forza d'animo, alla consapevolezza di ciò che li attendeva nei mesi successivi, ma a parlarne normalmente perché intanto quella doveva essere la normalità e a dire grazie di averli portati in giro. Grazie? Loro a me ma sono io che devo dire grazie a loro per avermi nuovamente dato la voglia di essere grintosa, combattiva e di voler continuare su questa strada. Li porterò e spero anche altri, in giro più volte se  il vento mi assiste e soprattutto se trovo persone che vengono con me perché da sola non posso governare la barca e governare loro, ma non voglio perdere e far perdere a loro quella luce negli occhi che per qualche ora non era più offuscata dalla sofferenza, ma era la luce che di solito hanno i bambini quando vedono qualcosa di bello e che desiderano fermare nella loro mente.

Rita F.

23 settembre 2012

Attraverso gli occhi di un ragazzo titubante

Un lunedì tardo pomeriggio tornando dal mare decido di non badare troppo agli strani ciuffi ribelli che avevo in testa... So con certezza che se li lavo e non li asciugo divento una specie di barboncino... Penso che in fondo nessuno in reparto avrebbe guardato i miei capelli tanto più che sono coperti da un corona rossa con delle forme colorate che ricordano delle uova al tegamino!
Mi accorgo che la gente mi guarda un po' stupita mentre passeggio e mi dirigo in ospedale, ma non ci faccio troppo caso anche perché ero un po' in ritardo e di certo non avrei guadagnato tempo se mi fossi fermato a riflettere sul perché di quegli sguardi...
Mi vesto, indosso la maglietta della band, preparo la borsa, scelgo i miei libri preferiti, un po' di gadget e pronto verso una nuova avventura... Destinazione Reparto C.! Mentre mi lavo e mi disinfetto le mani, mi cade l'occhio sullo specchio del bagno e mi accorgo solo in quel momento che la mia acconciatura è proprio buffa... "Assomiglio proprio ad Ace Ventura!!!" penso e senza rifletterci su decido proprio di provare ad usare questa capigliatura per far sorridere qualche bambino un po' intimidito...
La prima stanza si supera in scioltezza anche grazie ai miei pantaloni bagnati dall'acqua che ho usato per le mani... Sono bagnati proprio come se me la fossi fatta addosso e questo si sa che fa sempre morire dalle risate... Un po' di chiacchiere, un piccolo gioco di magia e tutto fila liscio... Tanti sorrisi e sguardi stupiti per questi strani personaggi: un re dai pantaloni bagnati ed un'assistente dalle orecchie da Dalmata!
La stanza successiva si presenta decisamente più ostica: G. non ci vuole e non ha intenzione di partecipare... Pensa di essere troppo grande per stare dietro a degli animatori ed inoltre si vergogna un po' della sua condizione... Ce ne stiamo andando quando l'infermiera guardandomi dice a G. :-" Ma come?! Fai andare via questo buffo re e la sua bella assistente?! A me stanno proprio simpatici!!!". Forse l'infermiera aveva notato i miei capelli alquanto bizzarri e mi viene istintivo togliermi la corona mostrando orgoglioso i miei capelli spettinatissimi... Mai gesto fu più utile! Ed ecco che G. si scioglie, ci sorride, ci parla, partecipa attivamente ai nostri giochi seppure non sia al 100%... Quindi quei capelli completamente disordinati che suscitano stupore per strada hanno permesso a G. di sorridere e fidarsi di me?! Ebbene si, è proprio accaduto così! Da un'improvvisazione dell'ultimo minuto si sono rotti gli indugi e tutto è andato liscio...
Si sono susseguite magie, parole e qualche commento sulla mia voce un po' citofonata, ma di fatto G. ha superato l'imbarazzo e si è messo a scherzare con noi proprio come volevamo accadesse e addirittura ha voluto farci vedere alcuni trucchi magici che conosceva per ringraziarci della compagnia!
Gigio

19 settembre 2012

L'importanza di una tana

È da poco più di un mese che “vesto i panni” di Tanista. Ho fatto già un po’ di turni, visto un po’ di genitori e bimbi ma solo oggi ho visto la Tana veramente VIVA! La mattinata è iniziata molto lentamente… con Rina ci siamo messe a giocare a un gioco di società  =D  e poi piano piano sono arrivati genitori e bimbi . Tramite facebook e i racconti degli altri volontari conosci le storie di alcuni bimbi e oggi alcuni di loro erano li! Ho visto la bimba cui è stato festeggiato il compleanno in reparto con la sorellina e la sua mamma, poi c’era Vio. con nonno, genitori e fratello al seguito. Poi è arrivato Ger. e altri due genitori che si sono preparati da mangiare.  Ho notato come facilmente si crei un ambiente familiare: dove i bimbi (nonostante eventuali patologie) sono bambini vivaci pieni di curiosità e voglia di giocare e i genitori fanno il possibile per mostrarsi sereni e non mollare. Anche se  spesso “davanti” a questa voglia c’è un viso segnato dalla stanchezza sia mentale che fisica.  E vedendo questi genitori , sentendo le loro storie, possiamo capire quanto siamo importanti: la tana è capace di fare Casa in una città dove la maggior parte di loro non ha nulla.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che mi hanno accompagnato e mi accompagneranno in questo cammino in cui ho ancora molto da imparare. E poi senza modestie volevo ringraziarci tutti per quello che facciamo e continuiamo a fare. L’altro giorno mi sono fermata a pensare che quello che facciamo lo facciamo sempre nonostante ferie giorni di festa e altro quindi vediamo di ringraziarci un po’ ;) Anche se dobbiamo migliorare dobbiamo stare al passo dei cambiamenti  stiamo andando bene!
Qui la zampa orso! ;)
Giorgio B.

16 settembre 2012

Il profumo della band

E' molto tardi, sono da poco tornata dall'evento di Busalla (16 agosto), sono stanchissima ma non riesco a prendere sonno.
Nell'aria questa sera c'era un profumo diverso, e non era soltanto quello di buon cibo....... c'era profumo di Band.
Ripenso alle manine dei bambini impiastricciate di pittura per aver dipinto la pasta di sale, ai visi truccati e sorridenti, alle risate e ai giochi, ma la cosa che mi crea più emozione e' ripensare che tra quelle manine e quei sorrisi c'erano anche quelli di due bambini che purtroppo da molto tempo ormai non possono più fare queste cose quotidianamente.
Con l'aiuto prezioso e una disponibilita' difficile da incontrare gli amici di Busalla ci hanno permesso di far trascorrere una serata un po' diversa a due "piccoli grandi eroi" che conosciamo da molto tempo ma siamo sempre costretti ad incontrare nelle sterili stanzette dell'ospedale.
Per la prima volta vederli correre, giocare, ridere, pitturare e poi mangiare un bel gelato al cioccolato e sporcarsi fino alle orecchie  e' stato fantastico!!!!!
Ma non e' tutto, durante la serata abbiamo anche festeggiato il compleanno di una ragazza moto speciale.... con torta, un video tutto per lei e...una montagna di regali.
Questa sera la Band era nell'aria.... nei sorrisi.... nelle parole ed aveva un unico grande cuore.
Grazie Band.... grazie Brusco, Math, Elisa, Ambra, Alessia, Monica, Barbara, Gigio.
Maura