28 aprile 2013

Ogni volta una conquista

Ogni volta entrare in ospedale con la Band è una conquista:
si conquistano i sorrisi dei bimbi con una marionetta, con una fiaba o semplicemente con uno sguardo,
si conquista la fiducia delle famiglie che ti aprono le porte delle loro stanze qaundo chiedi il permesso di entrare,
si conquista l'attenzione perché si trova sempre qualcuno che ha voglia di ascoltarti e passare un po' di tempo con te
...ma sopratutto si conquista la fiducia in se stessi perché a piccoli passi capisci che puoi fare veramente cose che non ti saresti mai immaginato,
conquisti un nuovo pezzettino di te che non sapevi di avere!

"...Vivo per lei da quando sai
la prima volta l'ho incontrata
non mi ricordo come ma
mi è entrata dentro e c'è restata
Vivo per lei perché mi fa
vibrare forte l'anima
vivo per lei e non è un peso...
...Ogni giorno una conquista
la protagonista sarà sempre lei"
Vera

24 aprile 2013

Un dono dalla tana


Oggi il tempo è grigio, esattamente come il mio umore... sarà perché stamattina ho litigato con il mio capo, sarà perché è quasi Pasqua e la mancanza delle persone care perse si sente ancora di più, sarà perché in questo periodo sono in sofferenza...
Solo un pensiero rende il cielo meno nuvoloso, che tra poco potrò staccare un paio d'ore e trascorrere la mia pausa pranzo in Tana.
Ed eccomi lì seduta alla scrivania a mangiucchiare qualcosa. Come un turbine entrano due ragazze giovani, un po' spaesate, provano a spiegarmi la loro necessità, ma fanno confusione ad esprimersi. Tentennano perchè stanno parlando con il cuore in mano, preda delle loro emozioni.
Basta uno sguardo tra noi per entrare subito in empatia... mi raccontano la storia del loro fratello: è una storia dura da ascoltare, fatta di lotte giornaliere, di tempo rubato, di angoscia... Sono disperate, non capiscono, non hanno speranza... Nella mia mente riemergono tanti ricordi di vita personale vissuta, riaffiorano gli stessi sentimenti che provano loro adesso, emozioni che credevo di aver superato. Ho le lacrime agli occhi, non so cosa dire, come infondere coraggio... ma per fortuna non solo da sola in turno, la mia compagna mi vede in difficoltà e mi affianca, con lei ritrovo la forza e così le lasciamo parlare e con poche parole e con semplici gesti proviamo ad infondere loro fiducia.
Arcobaleno nel cielo grigio
Hanno una piccola richiesta, che non è così difficile esaudire, una piccola cosa che per loro ha un'importanza estrema. Ma nei momenti bui le piccole cose sono importanti e possono infondere coraggio, dare una speranza a chi lotta per la vita.
E così anche oggi la Tana mi ha donato un momento indimenticabile nella giornata giusta: la Band in tutti questi anni mi ha insegnato ad andare oltre i miei problemi personali (grandi o piccoli che siano) e a dare il giusto peso alle cose, credo che dovremmo ricordarci di fare ciò ogni giorno...

Annalisa

21 aprile 2013

L'energia del silenzio

A volte ci sono situazioni in cui vorresti fare di più. Ti rendi conto che sarebbe la cosa giusta da fare, ma non puoi proseguire perché non sei adatto a reggere quella situazione: rischieresti di fare solo danni. Oggi mi sono dovuto scontrare con questa realtà per ben 2 volte e la mia reazione è stata del tutto silenziosa. Forse sono apparso impassibile e distaccato, ma non sapevo proprio che fare oltre ad ascoltare.
La prima volta ho dovuto arrendermi all'evidenza che, per quanto possa essere felice e per quanto possa cercare di trasmetterlo agli altri, ci sono situazioni in cui è impossibile ridere e ogni tua parola appare superflua. Si dice che l'ascolto è prezioso, ma oggi avrei voluto per una volta essere un bambino incurante della situazione, sempre in grado di strappare un sorriso con i suoi comportamenti giocosi.
Difficile trovare la risposta a quella domanda posta davanti alla porta, ad uno sfogo dovuto ad una brutta situazione vissuta. Non avevo la forza e la prontezza per farlo: la mia risposta è stata solo tanto rispetto e silenzio di fronte ad una persona in difficoltà perché toccata nel cuore della sua vita quotidiana.

Energia travolgente
Il secondo momento invece è arrivato nel silenzio della mia stanza dove dovrei sentirmi protetto; mi sono affiorati in mente alcuni particolari della giornata appena passata. Ho rivisto lo sguardo stanco di una mamma che non si capacita di ciò che è stata quella domenica. Avrei voluto donarle il sorriso del suo piccolo, ma non sapevo che cosa fare e come ottenerlo. Non siamo scappati, ma ci siamo arresi all'evidenza: non saremmo stati in grado di fare breccia in quei volti stanchi.
Anche la mia energia si deve arrestare e calmarsi per non travolgere l'equilibrio così instabile che si crea tra un genitore il suo piccolo sofferente. Lo sto imparando piano piano attraverso un percorso di gruppo fatto di fiducia nei compagni, gli unici che sanno tirare fuori da me una grinta sopita.
Gigio

17 aprile 2013

Recitare

Inizia tutto un po' per caso... Penso:- "Preferisco non dare la mia disponibilità per il musical perché non sono pienamente sicuro di garantire la presenza costante, ma forse una piccola particina potrei farla". In silenzio osservo l'evolversi della situazione e ad ogni incontro vengo sempre più coinvolto.
Il Musical della Band
Spugna
Iniziano a cucirsi su di me i personaggi: inizia Spugna a chiedermi di sorridere e ad essere uno dei pirati buffi... Non è il centro della scena, ma abbastanza centrale da guadagnarsi un po' di simpatia da parte dei più adulti. Un omino piccolino dalla pancia molto grande e con gli occhiali sulla punta del naso. Cerco tra il mio guardaroba una maglia che possa richiamarlo e improvvisamente ne trovo una che lo ricorda abbastanza... Certo non identica ma con un po' di simpatia e immaginazione del pubblico potrei riuscirci.
Poi arriva Michael Banks (il piccoletto di famiglia). Lui a differenza di Spugna è un po' dispettoso e molto lord inglese... E' abituato ai lussi, ai parchi inglesi, agli abiti eleganti, ma quando incontra Mary Poppins la sua visione cambia. Apprezza di più il divertimento semplice, la compagnia di un giovane spazzacamino e qualche buffa canzoncina. Ed ecco che anche lui inizia a cucirsi su di me: pantaloni a scacchi, camicia e cravattino rosso.
E' iniziata così la mia esperienza nel musical... Un po' per caso. Sono stati mesi di prove, di studio, ma soprattutto di risate e convinzione che le ideatrici della storia avessero proprio pensato a tutto. Arriva la prima e sono applausi, poi segue la seconda e arrivano i complimenti dei colleghi. Addirittura adesso in ufficio pensano che sia un bravo ballerino e che il nostro gruppo possa fare animazione nei villaggi proprio come una vera compagnia teatrale!!!

Ecco cosa in band non si perde mai di vista: con buona volontà e sforzo di tutti si può riuscire laddove non si pensa di esserne in grado. Volontà, spirito di gruppo e tanta determinazione nel portarla a termine.

14 aprile 2013

Il piccoletto dai ricci biondi

Ho vissuto tante emozioni in questi anni: insicurezze e debolezze, forza e coraggio, stanchezza e freschezza e tutte accompagnate da delicati sorrisi. Non i miei ma quelli che mi hanno sempre accolto in ogni lunedì, che hanno spalancato le porte delle loro stanze non curanti di avere di fronte un perfetto estraneo... Si forse si intuiva che ero una persona da non temere (la maglietta colorata, la corona di panno e i compagni di avventura anche loro molto colorati e appariscenti) ma pur sempre estraneo...
Ho visto bambini e bambine di ogni età e cultura e ho realizzato che non importa dove sei o quale lingua parli perché il sorriso è universale sia che sei adulto sia che sei neonato, sia che sei estraneo sia che sei un parente. Ho ricevuto complimenti e molti apprezzamenti e non nascondo che mi mettono in imbarazzo: mi dipingono come un eroe addirittura da presentare alle proprie figlie... Cerco di spiegare che non posso cambiare il mondo (per fortuna non lo penso nemmeno!!!) ma posso portare un po' di me allegro dove potrebbe servire...
A lavoro quel lato non serve molto, in famiglia siamo abbastanza felici, per strada sono sempre di corsa e il sorriso è l'ultima cosa che mi viene da fare... E' un peccato lo so ed è per questo che ho deciso di riservarlo per le occasioni migliori... Per le persone che se lo meritano veramente: siano esse adulte o neonate, Grandi o Piccoli Orsi, siano essi amici di nuova o vecchia data.
Una cosa ancora ho realizzato: i bambini hanno diritto a divertirsi indipendentemente dal luogo e dall'età, gli adolescenti hanno diritto di sorridere indipendentemente dal luogo e dall'età, i genitori hanno diritto a rilassarsi indipendentemente dal luogo e dall'età. Insomma è giusto che ci si svaghi ed è strano che me lo debba insegnare un piccoletto dai ricci biondi... Bambino che si è spaventato quando non mi sono presentato a dovere, ma che non appena ha visto le marionette non ha esitato un attimo a tirarci dentro la sua stanza e chiuderci dentro per non farci scappare. Non era di certo me che voleva, ma le zampe di un nero merlo, le carezze di un tenero orsetto, i salti di una verdissima rana e i miagolii di un gatto rossiccio: gli unici che in quel momento potevano donargli il sorriso di cui aveva bisogno!
Il piccolino è solo l'esempio più recente. Sempre in quel giorno abbiamo incontrato una bambina che voleva la musica e vederci ballare col sorriso, un'altra famiglia aveva bisogno di noi per scambiare due chiacchiere e vedere che la sua piccolina poteva giocare con qualcosa di nuovo oltre ai suoi pochi giocattoli...
Ed è per questo che tutti noi Orsi continuiamo a credere in nuovi progetti e in nuovi sogni.
Gigio

10 aprile 2013

Lontananza

Gli orsi lunedisiaci
Sono adesso in una stanza di albergo in Austria (per la precisione a Zwentendorf) e non so bene cosa fare: la cena è volata via in un soffio, fuori fa molto freddo e il posto non offre grandi possibilità di uscite, la tv parla una lingua incomprensibile... I miei colleghi sono ritornati a casa ed io devo attendere che la notte passi per tornarmene finalmente a casa... Non è un quadro entusiasmante.
Avevo perso il sorriso già lunedì mattina nel vedere che la primavera in Austria aveva portato le neve e tanta mole di lavoro, ma il rivedere la foto di gruppo dei lunedisiaci mi ha ridato nuove energie e nuovi sorrisi. Adesso è giovedì sera e forse domani pomeriggio ritornerò a Genova...
E' il forse che mi rattrista... e per tirarmi su cosa decido di fare? Scrivo su facebook quello che mi frulla per la testa:- "Mi manca tanto il lunedì :( :( Non vedo l'ora di ricominciare :) " e già mi rivitalizzo...
Arrivano i primi commenti e torna di nuovo il sorriso!!!
Non avrei mai pensato di sentire così tanto la mancanza dell'attività lunedisiaca. Avevo capito che molto del mio entusiasmo, della mia allegria dipende dagli orsi (grandi e piccoli) che incontri in reparto, ma non immaginavo così tanto... Addirittura più forte della mia prima esperienza lavorativa all'estero...
Adesso riguardo di nuovo quella foto e mi accorgo che sorrido proprio di gusto e non è un sorriso finto come cercavo di fare nelle foto del passato: mi sento bene e in sintonia con tutti; mi sento parte di un gruppo colorato e variegato dove ognuno ha il suo ruolo ed importanza.
Quella lontananza che sentivo fino a pochi minuti fa si sta riducendo molto e il solo pensiero di ricominciare mi spinge a voler tornare indietro anche a piedi!
Come ho scritto su facebook: non vedo l'ora di ricominciare!
Gigio

7 aprile 2013

Gli anni in band

Nuovi e Vecchi Orsi
Il tempo è passato senza che me ne accorgessi. Se ripenso al mio percorso in band mi stupisco di cosa effettivamente io e tutto il mio corso abbiamo fatto (con me c'erano Barbara B., Barbara Bo., Fabrizia, Monica, Alice, Federica, Erica, Silvia P., Silvia O., Anna R, Ugo, Stefania e forse mi dimentico ancora qualcuno ma non si offenda perché sono passati almeno 2 anni): abbiamo iniziato un corso molto astratto su un qualcosa che allora non esisteva, ma si stava materializzando e che adesso è una bella realtà, la tana. Mi ricordo che lo descrivevamo come un luogo accogliente e caldo dove trovare ristoro, pieno di miele perché gli orsi sono alla ricerca di questo. Posso dire adesso che quella descrizione fantasiosa è proprio ciò che la tana è diventata: è calda per il calore dei volontari, è accogliente perché offre i servizi necessari per una vita quotidiana ed è dolce perché pieno di sorrisi e piccole attenzioni verso i suoi ospiti.
Passava l'inverno e decidevo di affrontare un nuovo corso chiamato Formazione Permanente. Lì per lì non comprendevo bene cosa potesse essere, ma mi fidavo dei formatori e sapevo che, chi lo aveva deciso, riteneva giusto che i volontari lo seguissero. Alla conclusione di quei mesi mi ero accorto che conoscevo i volontari (nuovi e vecchi orsi) e ad associare loro dei volti. Incontrai per la prima volta Annalisa, Max, Paolo, Vera, Iaia, Anci, Marisa ecc... Non conoscendo il loro trascorso, intuivo che fossero lì per farsi conoscere e osservare i nuovi volontari nuvola (è questo il nome del corso astratto sulla tana).
Finiva anche questo corso e pensavo di aver fatto abbastanza, ma di fatto mi mancava ancora qualcosa... Mi mancavano le basi di lettura delle favole, mi mancava l'incontro con Anna Solaro, mi mancavano le lezioni di igiene e le regole da seguire all'interno dell'ospedale... Pensavo che fossero da trascurare, ma mi sbagliavo. Sono quei dettagli che mi hanno permesso di diventare quello che sono in reparto: i punti fermi su cui mi baso e da cui traggo forza.
Ormai il tempo è passato e nuovi volontari sono entrati; anche da loro ho imparato nuove cose: Elisa G. mi ha fatto conoscere la storia del drago timido che tanto mi assomigliava, Alessandro quella del coccodrillo Achille, Monica mi ha costretto a fare i palloncini modellabili, Claudio a gestire stanze numerose... Posso continuare a lungo con la lista di nomi, ma non esagero se dico che ogni volontario mi ha insegnato qualcosa e quando dico ognuno intendo ognuno (dal nuovissimo al più esperto).
Mentre rileggo queste lunghe righe, ripenso a quale forza mi spinse a tanto: da ottobre a maggio sempre in aula magna, in quell'ospedale, che al colloquio conoscitivo, dissi di incutermi un po' di paura... Forse il mio carattere, ma ne dubito fortemente; penso piuttosto che sia stato il gruppo: quei volti esperti che mi apparivano così inarrivabili e lontani ma che erano lì ad ogni mio passo, la forte fiducia nei formatori e l'affiatamento che si andava a costruire ogni volta con i vari compagni di avventura.
Anche se ormai sono passati gli anni e di quel corso ho delle vaghe memorie, ricordo con certezza che quei formatori sono ancora lì ad accogliere i nuovi con lo stesso entusiasmo, dedizione e pazienza con cui accolsero me e tutto il gruppo fino a quando non diventammo autonomi.
Devo a loro tutti i complimenti dei genitori e colleghi e devo a tutta la band il sorriso che mi accompagna ogni volta che mi metto a sua disposizione, rispettando ciò che l'associazione ha costruito sulla base delle esperienze dei suoi volontari storici e di regole di comportamento in un ambiente a forte impatto emotivo.
Gigio

3 aprile 2013

Piove, piove, Sul continente di carta....

Domenica 17 Marzo. Ancora una volta. Sembra quasi che abbia un abbonamento con la domenica: preferisco chiamarla questa giornata come il giorno del Servizio.
Pioggia e Vento. Sono uscito da casa e non ha smesso un attimo.
Piove. Forte. Talmente tanto forte che entrando alla Tana dell'Orso ero quasi un pulcino bagnato.
Ma dovevo andare. Dovevo essere lì.
Data la giornata, pochi genitori sono venuti a trovarci. Nessuna lavatrice, nessuna doccia, nessun bimbo con cui giocare. Sono stati sistemati i pc della Tana, riconfigurata la stampante, sorriso con
i volontari che andavano ai reparti.
Una signora è venuta. Ho capito subito la provenienza di questa signora, abituato come sono all'ascolto.
La signora si è sciolta in un sorriso quando ha sentito il mio accento, quando ho iniziato a parlare un po' in catanese. Credo che in quel sorriso si nasconda la necessità di sentirsi a casa. E in quell'attimo, lei si è sentita a casa.
E' difficile descrivere ciò che accade in determinati frangenti, in attimi che durano lo spazio di uno sguardo, di una parola. Ma in quegli attimi tutto ha un suo perchè, un suo per come, un suo per dove.
Un suo percorso.

Piove, piove, Un oceano di carta....
Nei giorni a seguire, una strofa di una canzone mi ha tormentato tanto, così tanto che forse scrivendola riesce un po' a smettere:

Ho imparato a sognare,
quando inizi a scoprire
che ogni sogno
ti porta più in là
cavalcando aquiloni,
oltre muri e confini
ho imparato a sognare da là
Quando tutte le scuse,
per giocare son buone
quando tutta la vita
è una bella canzone
C'era chi era incapace a sognare
e chi sognava già
(Ho imparato a sognare - Negrita)

Piove, piove.....

Non può piovere per sempre, si dice.
In ogni circostanza della vita, in ogni dove, in ogni come, in ogni perchè.

E ancora lei, alla Tana dell'Orso, ancora la musica riesce a dare le giuste
risposte:

Io son sicuro che per ogni goccia, per ogni goccia che cadrà un nuovo fiore
nascerà
(Don Backy - Nell'immensità)

Ogni goccia è il nostro sudore, il nostro pianto, la nostra fatica.
Ogni fiore sono i bambini.
Ogni nuova nascita è una rinascita.
Per me e per ciascuno di noi.

Gianluca Sampognaro