25 agosto 2013

Entrare nel suo mondo

Mette le cuffie per non sentire alcun rumore.
Mette le cuffie per isolarsi dalla baraonda che confonde.
Mette le cuffie per ascoltare una musica...
l'unica che raffigura il mondo che immagina.
Deve imparare a riconoscere le nuove voci dal tono...
Quelle fondamentali le ha assimilate alla nascita.
Riconosce casa sua, la sua stanza: non sono così vicine.

Queste sensazioni sono il frutto di un incontro speciale avvenuto attraverso la band. Non voglio entrare in ulteriori dettagli perché non li conosco e li ritengo del tutto superflui.
E' da lui che sto meditando sull'importanza della comunicazione di base, emotiva e silenziosa; la stessa che mi ha spinto a provare a racchiudere il suo mondo in queste poche righe.

Gigio

21 agosto 2013

Tana dolce tana


Arrivo in tana, l’altra volontaria  deve ancora arrivare intanto io inizio le operazioni di routine per rendere la tana operativa: accendere la macchinetta del caffè, lo scaldabagno, aprire le imposte, accendere pc e telefonino...nel frattempo arriva Anna, la mia compagna di turno. Mentre Anna sistema il materiale delle bomboniere io ritiro e piego i due bucati stesi in giardino.
La mattinata procede tranquilla, arrivano due giovani, futuri sposi, venuti a visionare le bomboniere, si fermano un bel pò parliamo allegramente di loro, di matrimonio e di Band.
Verso fine mattinata arriva una mamma a ritirare il bucato con un bellissimo sorriso stampato in viso: ha l'aria leggera di chi ha appena avuto la notizia che la sua bimba sarà dimessa! Sono della Puglia, è venerdì e siamo alla vigilia di un weekend di fuoco per il traffico autostradale, ma questo non li spaventa: pur di tornare a casa sono ben contenti di viaggiare di notte. La salutiamo felici di questa bella notizia e lei ringrazia noi e tutti gli orsi per l'appoggio della tana e il divertimento in ospedale; ci dice che l'altro suo figlio (non ricoverato ma anche lui qui) ha vissuto questa esperienza in allegria avendo spesso la compagnia degli orsi che gli hanno raccontato fiabe e lo hanno fatto giocare.
E' ora del cambio turno io ci sono anche in pausa, Anna mi saluta ed io rimango in attesa di Federica la mia nuova compagna. Nel frattempo arriva una famiglia con due ragazzini, orami abituè della tana: salutano e mentre mamma e papà si recano in cucina per prepararsi il pranzo, i ragazzi giocano al piano superiore con i computer. Il giardino della tana offre un buon posto dove riposarsi e pranzare al fresco e così questa  famiglia passa serenamente queste ore in attesa dell'orario di visita in ospedale per andare a trovare l'altro figlio ricoverato.
Federica è arrivata, finiamo assieme il nostro turno facendo quattro chiacchiere, arriva anche un papà a farsi la doccia: anche lui è un assiduo frequentatore della tana si sente come a casa sua e noi lo lasciamo fare tranquillamente mentre continuiamo i nostri discorsi.
Siamo felici di esserci anche in questa calda giornata di agosto, siamo felici di contribuire, anche se in minima parte, a donare a queste famiglie un pochino di serenità, che si tratti di un pasto caldo, di una doccia o di un bucato!

Vera

18 agosto 2013

Incontrarsi

Ci sono incontri ti cambiano segnando un punto di svolta, un "checkpoint" da cui ripartirai ogni volta che ti perderai. Non te ne accorgi sul momento perché sei troppo preso dai cambiamenti, ma sei consapevole che quello è il percorso che vuoi seguire ed in fondo ad esso la meta prefissata.
Uno di questi incontri accadde ad inizio ottobre di 3 anni fa: il primo colloquio "conoscitivo" in band. Per la prima volta fui costretto a descrivere alle persone non tanto quello che facevo, ma quali erano le mie motivazioni e preoccupazioni di un percorso che per me era inverosimile. Gli orsi mi ascoltarono e non so bene cosa videro in me, ma di fatto mi accolsero.
Come accade spesso, questi "checkpoint" devono arrivare nel momento giusto, quando sei più recettivo e sei propenso al cambiamento. Quel momento arrivò quando meno me l'aspettai: avevo bisogno di aria nuova e non sapevo bene dove andare a respirarla. Iniziai col chiarirmi le idee su dove volessi catalizzare le mie energie e la mia scelta ricadde sul volontariato... Avevo bisogno però di un volontariato attivo dove potermi cimentare, dove una mia azione era necessaria per smuovermi dalla pigrizia che mi stava avvolgendo.
Già in passato avevo meditato di avvicinarmi al mondo ospedaliero, ma non sapevo bene quale potesse essere il mio ruolo. Non sapevo nemmeno come propormi: la mia veste seria era dura da togliere e forse nemmeno adatta. Parlai con un'amica che già aveva intrapreso quello strada e mi incoraggiò ad entrare perché in fondo anche un approccio un po' più "rigido" poteva funzionare! Ero titubante...
Passarono i mesi ed incrociai un'altra persona... Ci saremmo visti si e no 3 volte. Viaggiammo in treno insieme e incredibilmente il discorso ricadde proprio sulla sua volontà di entrare in un'associazione che fa della terapia del sorriso il suo cavallo di battaglia. Anche lei mi spinse a provarci: dovevo comunque aspettare settembre (era marzo!).
Quei mesi furono necessari a maturare il pensiero di diventare un animatore da ospedale e a trasformarlo in una bella realtà: il punto da cui riparto ogni volta che qualcosa non mi sorride.

14 agosto 2013

Una storia infinita

Una strada da percorrere, un sogno da realizzare, un castello da costruire e una storia da scrivere.
Per ogni strada percorsa ce ne sarà un'altra su cui incamminarsi, per ogni sogno realizzato ce ne saranno altri da esaudire, per ogni castello edificato tanti altri ne sorgeranno e questa storia da scrivere non avrà mai fine!
Così è la Band. Esiste ormai da tanti anni, oggi diversa da allora e probabilmente diversa da come sarà tra un anno. Siamo sempre noi ma differenti: alcuni volontari restano altri si danno il cambio, da poche decine ora siamo quasi duecento e chissà in futuro...
A ottobre inizierà un nuovo corso di formazione per volontari e non riesco nemmeno a immaginare alla fine di questo che aspetto avrà la Band: ogni persona che arriva porta qui la sua esperienza, le proprie capacità, arriva e mette un pezzettino di se in questa grande costruzione... aggiunge una parola a questa storia infinita.
Cosa sarà ve lo potrò dire tra un’anno… continuate a seguirci e lo scoprirete da voi!

Insegnerai a Volare, ma non voleranno il Tuo Volo.
Insegnerai a Sognare, ma non sogneranno il Tuo Sogno.
Insegnerai a Vivere, ma non vivranno la Tua Vita.
Ma in ogni Volo, in ogni Sogno e in ogni Vita,
rimarrà per sempre l’impronta dell’ insegnamento ricevuto.
[Madre Teresa di Calcutta]

Vera

11 agosto 2013

Il coraggio ritrovato

Il coraggio di camminare su un filo
Ed eccomi qui a tirare alcune somme: gli ultimi anni sono stati caratterizzati fortemente dal mio impegno in band. Quando ho iniziato ero molto titubante, impaurito da quello che l'ospedale rappresentava: un luogo di cure per malattie che colpiscono i bambini. Temevo di non saper reggere nessuna situazione che si potesse presentare al suo interno perché emotivamente e caratterialmente non adatto. Ho voluto provare questa esperienza ed ora sono felice di esserci!
Insieme alla band sono cambiati tanti aspetti personali: sono più equilibrato con me stesso e con gli altri, ho scoperto di avere abbastanza "coraggio" per poter affrontare alcune situazioni pesanti in ospedale e altrettanta forza per far ridere chi si ha di fronte senza sapere nulla dei suoi trascorsi se non il motivo per cui ci siamo incrociati (purtroppo i luoghi in cui avviene questo incontro è pur sempre un ospedale dove nolenti o volenti si deve imparare ad accettare la presenza di una malattia).
Alcuni colleghi vedono in me una sicurezza tale da apparire quasi presuntuoso, altri mi vedono estremamente forte, ma io fatico moltissimo a riconoscermi in questi atteggiamenti. Posso definirmi solamente più cosciente di quello che faccio e di cercare di dare il giusto peso alle situazioni negative che mi capitano. E' a questo che tendo ed è sempre per questo che sono in band, perché sono sempre stato convinto che lo potessi imparare solo facendone parte.
E' una esperienza che mi ha fatto ritrovare il coraggio... Non solo quello di entrare a contatto con persone molto diverse da me sia come bagaglio di esperienze sia come età, di farmi prendere in giro da estranei, di apparire non sempre perfetto ma soprattutto di sentirmi un equilibrista, anche un po' goffo, che cerca di camminare su un filo sottile chiamato rispetto.

Gigio

7 agosto 2013

Che domenica bestiale la domenica con la Band ;)

E' domenica fa caldo e io sono al mare per il weekend ma decido di tornare prima per andare a fare attività in ospedale: Milly all'ultimo è rimasta da sola e io mi sento in colpa a stare sdraiata in spiaggia al sole.
Sono tranquilla, sono in coppia con Milly: ci conosciamo ormai da anni e so che con lei fila sempre tutto liscio è un vulcano di idee e una particolare bravura con i bimbi piccini con cui io ho più difficoltà.
Mentre ci prepariamo, tra una disinfettata di libro e l'altra, facciamo due chiacchiere per instaurare un po' di quella complicità che ci servirà in reparto.
Il reparto è pieno alcune stanze sono da lasciare per ultime per chè bisogna bardarsi (cappa guanti e mascherina). Fortunatamente in reparto c'è l'aria condizionata altrimenti saremo come due gelati sciolti dal caldo.
Il pomeriggio scorre tranquillamente tra una giocata di marionette, qualche favola, tra un gioco e due chiacchiere con le mamme. Arriviamo all'ultima stanza ci dobbiamo bardare e siamo un pò preoccupate perchè intercettando la mamma in corridoio abbiamo capito che nella stanzetta parlavano inglese e noi non siamo proprio delle madrelingua figurarsi poi con la mascherina davanti alla bocca!!!
Entriamo e troviamo la bimba ricoverata con la sua sorellina: sono sulla poltrona e ci guardano con i loro occhioni, hanno più o meno hanno la stessa età circa 5-6 anni,  parliamo un pò in inglese e i genitori traducono probabilmente le bimbe parlano solo arabo  anche se qualche nome di animale in inglese lo dicono. Proponiamo il libro nascondino dove bisogna cercare degli animali nascosti e non c'è bisogno di tante parole e poi un'altro libro con le linguette da tirare, facciamo un pò di show facendoci i dispetti a vicenda e le bimbe ridono e stimolate dalle loro risate cerchiamo di inventarci nuovi dispetti da farci a vicenda…arrivano pi le infermiere per la terapia della bimba  che deve mettersi a letto. Continuiamo ancora un poco con le marionette facendo voli, strani versi e voli attraverso la cameretta, la ranocchia si avvicina a baciare l'ifermiera mentre è intanta a somministrare la terapia e anche l'infermiera collabora con noi ringraziando la ranocchia del bel bacio, è ora di andare  lasciamo in dono il  segnalibro dell'orso alle bimbe e le salutiamo.
Quest'ultima stanza che ci spaventava è andata alla grande forse perché quando si è con compagni di cui ci si fida e quando c'è affiatamento basta una semplice occhiata per trovare la cosa giusta da fare anche quando si parlano lingue diverse.
Vera

4 agosto 2013

I nuovi sostenitori

Quando si pensa a "La Band degli Orsi" si immagina un gruppo di persone colorate, spesso vestite da "pagliacci", che vanno in giro per i reparti a portare il sorriso all'ospedale pediatrico Giannina Gaslini, ma questa informazione è sbagliata. In primis è sbagliato il vestiario: noi indossiamo semplicemente una maglietta molto colorata e degli strani cappelli, cerchietti o sonagli rumorosi, ma niente naso rosso o strane scarpe.
Inoltre è sbagliato anche il concetto che la band sia costituita solo ed esclusivamente da volontari: la forza motrice sono sicuramente gli orsi, ma intorno a loro ci sono figure che spesso vengono dimenticate. Innanzitutto ogni sogno realizzato ha richiesto il sostegno economico di sponsor che ci hanno dato disponibilità e una marcia in più. Viene naturale pensare a grandi sostenitori con grandi disponibilità, ma è anche capitato che discrete cifre arrivassero da "persone comuni" che avevano avuto a che fare con noi.
Ultimamente si sono aggiunte una nuova figura di sostenitori: sono quelle persone che rimangono nell'anonimato, ma che contribuiscono attivamente esaudendo in tempi molto rapidi alcune richieste da parte dei genitori. Quando penso a questa figura di sostenitore mi vengono i donatori estemporanei che rispondono ai nostri appelli a volte molto particolari e specifici.
Anche se non fanno parte ufficialmente della band costituiscono un bel sostegno su cui si può fare affidamento e spesso siamo noi della band a dover ringraziare queste persone per il sostegno e la donazione fatta.

Gigio