21 ottobre 2012

Rispetto dei confini

In cage
Protezione
E' dopo una chiacchierata post reparto che continuo a riflettere su quanto importanti ed efficaci siano i limiti anche se a volte appaiono rigidi e freddi. Mi riferisco a certi confini immaginari che devono esserci tra persone che si incontrano anche solo per pochi minuti in un incrocio di sorrisi e parole rassicuranti, tra una marionetta e un libro di favole, in una stanza o in una sala giochi.
Spesso il primo confine che si incontra è rappresentato dalla porta della stanza: va aperta con cautela per non violare quell'intimità che si crea al suo interno; quell'aria familiare che rassicura il proprio piccolo e che lo fa sentire il centro di ogni attenzione come un amato "sovrano". E' l'unico che ha il diritto di decidere chi è il benvenuto nel suo regno. Non si deve insistere a varcare la soglia se non è il momento giusto, ma si saluterà col sorriso tra le labbra e gli si dirà con serenità: "Ci vediamo la prossima volta!".
A volte i confini non sono fisici, ma psicologici. E' difficile anche per un re mostrarsi ad estranei quando non si è al top della forma o in pigiama, quando la stanchezza per le visite ha il sopravvento, quando si preferirebbe rimanere soli in silenzio nella propria stanza e concentrarsi su se stessi per recuperare le energie spese durante la giornata. Anche in questo caso la prima decisione spetta al "sovrano" e se proprio necessario siamo noi stessi volontari a decidere di non insistere più perché si è superato il limite di sopportazione.
A volte anche a tutela del volontario, è necessario imporre dei limiti sia per norme igieniche sia per evitare che si crei un eccessivo coinvolgimento emotivo, non perché faccia piacere il "distacco", ma semplicemente per riuscire ad essere leggeri e rilassati nel momento in cui è richiesta maggiore superficialità. Ovviamente questo non vuol dire ignorare la situazione, ma solo rispettare chi si ha di fronte e offrire loro ciò che si aspettano da noi: un sorriso laddove è gradito, una favola per rassicurare, un' animazione in sala giochi o un semplice saluto dalla soglia della stanza.
A volte è veramente difficile non affezionarsi, è difficile rimanere estranei... ma personalmente l'unico modo per legarmi ad ogni "sovrano" e famiglia è quello di entrare in sintonia con loro attraverso un gioco ben riuscito, attraverso una favola letta con passione, attraverso una parola in teoria sussurrata all'orecchio, ma in pratica urlata, così che anche i genitori possano ridere della marachella suggerita... Insomma piccoli gesti solo apparentemente superficiali, ma che nascondono il mio modo di dire: "Grazie per l'attenzione e spero vi siate divertiti come è successo a me adesso. Se così non fosse la prossima volta andrà sicuramente meglio! Grazie mille e alla prossima".
So che non è molto, ma non sarei in grado di offrire nulla di altrettanto efficace.
Gigio

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