30 maggio 2012

In punta di piedi

Domenica sono stata a fare il turno di attività nel reparto di Oncologia e ora mi trovo a riflettere su un'aspetto del nostro volontariato che spesso passa in secondo piano: l'intimità familiare.
Eravamo io e Raffa, disinfettate di tutto punto come richiede la norma per entrare nel reparto, ci siamo dirette, dopo il consueto consulto con le infermiere, verso la prima stanzetta.
Le stanze già sembrano piccine quando c'è un genitore e il ricoverato ma qui abbiamo addirittura trovato la famiglia intera: ragazza ricoverata, mamma, fratello e papà… più noi due fa 6: in 6 in una micro stanzetta!
Sembrava una tranquilla domenica pomeriggio figlia seduta sul letto, mamma e figlio seduti in poltrona e papà sulla seggiola con la tv accesa sulla gara ciclistica. Entriamo accolte con sorrisi e la mamma ci chiede subito: "Cosa ci fate qui con questa bella giornata?".
Un premio molto colorato
Lei non lo sa: sole, pioggia, neve, estate, inverno ci siamo sempre perché come dice il nostro motto: "l'importante è esserci sempre!"
Nonostante il papà avesse gli occhi fissi tutto il tempo sullo schermo tv per seguire la gara, le orecchie erano ben sintonizzate su di noi: lo dimostra il fatto che ogni tanto ci lanciava qualche battuta collegandosi alla nostra animazione… è stato anche premiato con un mio calzino (che avevo in borsa e ovviamente sterilizzato anch'esso).
La ragazzina nonostante palesemente grande per le favole ha dimostrato piacere alla lettura della strana favola di Capuccetto Rosso, narrata alla perfezione da Raffa, e alla mia interpretazione nel ruolo di Capuccetto che capitava sempre in case sbagliate.
La mamma ha sfoggiato tutta la sua bravura, sicuramente doveva avere una laurea in "favole antiche" perché ha dimostrato ottima conoscenza di tutti i personaggi nominati da Raffa.
Al fratello, il più giovane di tutti non è rimasto altro che guardarci divertito mentre gli altri componenti della famiglia e le due volontarie davano prova di quanto da adulti si peggiori (o migliori a seconda dei punti di vista) e si riesca ad essere più infantili dei bambini stessi!!!
L'attività è filata via liscia e dopo mezz'oretta di scempiaggini ci siamo congedate.
Rifletto sul senso dell'accoglienza e di come domenica siamo state noi volontarie ad essere "accolte" nella quotidianità di una famiglia, "accolte" senza titubanza nonostante un paio di orecchie da topo e una bombetta fiorita sui nostri capi, "accolte" da un'intera famiglia che ci ha aperto le porte della loro vita familiare.
Anche se non mi hanno mostrato il frutto chinotto ma solo la bevanda ancora ora ricordandoli sorrido…. ma non dovremo essere noi a far sorridere?
Vera

27 maggio 2012

Ricordi di momenti "Favolosi"...

Orsa Vera col vaso di fiori in testa
Ridere a crepapelle in una stanzetta di ospedale e non riuscire a parlare perchè le risate soffocano le parole.
Vedere un bambino che sale su una seggiola dopo che hai raccontato la favola "Io mi mangio la luna": lui si arrampica per prenderla.
Andare in giro per il reparto con un cappello a forma di vaso di fiori e sentire le parole di un bambino che dice: "anche io da grande voglio mettermi un vaso da fiori in testa".
Lanciarsi baci volanti con una bambina che vuole un bacio da te.
Fare il tuo autografo su un gesso.
Giocare con una bambina sorda e con un bimbo cieco.
"Vera aspettavamo proprio te" sentirsi dire da una mamma con la sua bimba sorridenti perchè sei ancora li per loro.
Giocare a palla con una palla invisibile e poi lasciarla in regalo ad un bambino che voleva proprio una palla.
Emozionarsi quando altri volontari entrano per la prima volta in reparto... perchè ti ricordi della tua emozione.
Le infermiere che partecipano divertite all'animazione.
Un papà che fa i versi degli animali nella vecchia fattoria benissimo.
Una bimba che con una bacchetta invisibile ti mette i tacchi e te li toglie.
Far diventare un letto di ospedale un astronave.
Scendere nella botola per andare in cantina a prendere le provviste.
Essere vestita da zucca e sentirsi chiamare "Zucchina" da una fatina con le scarpe da ginnastica.
Dinventare uno zainetto...o meglio un Barbazainetto.
Ascoltare con una bambina le canzoni di Laura Pausini e cantarle facendo finta di avere il microfono in mano.
Finire la favola e sentirsi chiedere "me ne racconti un'altra?"
Chiamare per tutta la sera un papà Recinto perchè il suo nome inizia con "R" e finisce per "O".
Giocare a scambiarsi i nomi con i bambini, genitori e volontari.
Cercare con un bimbo una rana nascosta nella sua stanzetta e ritrovarla tra le pagine di un giornalino.
Partecipare a prove difficilissime per dimostrare di essere regine.
Preparare una virtual torta di compleanno in una stanzetta piena di parenti... persino con mamma-burro che unge la teglia-papà.
Un disegno regalato da un bimbo prima che tu vada via.
Tornare a casa e sorridere da soli ripensando alla serata.
Tornare a casa e commuoversi ripensando alla serata.
Leggere la favola della sposa buffa, con annesso consegna delle bomboniere e lancio dell bouquet.
Far parlare una marionetta per divertire i più piccini
Un papà che dietro al bimbo ti suggerisce il nome per fartelo indovinare in modo che tu possa dimostrare che sei una maga.
Un mamma che uscendo vi sussura "siete speciali".

Vera

23 maggio 2012

Festeggiamenti per le mamme

In una domenica speciale come quella del 13 maggio non potevamo riposarci... Come si fa ormai da tempo, ci si ingegna per cercare di mettere a proprio agio i genitori fornendo loro tutto ciò di cui necessitano o ciò che può portargli un piccolo sorriso non solo per far forza ai propri cari ricoverati, ma anche per farsi forza da soli e potersi dire che tutto è quasi normale o forse lo diventerà tra poco tempo...
Orso vestito per l'occasione
Ed ecco allora che la quotidianità deve bussare con prepotenza alle porte di ognuno di loro per farsi sentire, per farsi apprezzare di nuovo e per far capire che, anche se in un ospedale, un po' di vita "casalinga" si può ancora fare... anche e soprattutto per quelle mamme che hanno dimenticato cosa voglia dire farsi belle andando da una parrucchiera, oppure con una speciale manicure, oppure con un aperitivo tutto per loro oppure con uno spettacolo in aula magna dedicato a loro.
Ed ecco che allora un bel gruppetto di orsi/e, orsetti/e si dividono i compiti e ci si organizza affinché tutte le promesse vengano mantenute; nasce allora una squadra di "taxi" improvvisati per condurre le mamme dalla parrucchiera Crazy Hair a Nervi, un'altra di attori/attrici per lo spettacolo in aula magna, un' altra ancora per l'accoglienza in tana con tanto di aperitivo e un'altra ancora per la manicure per non dimeticarsi dei trattamenti shiatsu del sabato effettuato da esperti massaggiatori.
Ed ecco che la domenica del 13 maggio diventa speciale non solo per le mamme, ma anche per noi volontari che ci riteniamo soddisfatti quando quel sorriso travolgente, quei ringraziamenti sentiti perché fatti con affetto e stima, quegli sguardi di felicità ci travolgono, ci ricaricano e soprattutto ci spingono a migliorarci ancora per cercare di rendere l'esperienza dei genitori indimenticabile e la nostra piena di divertimento e soddisfazione per essere stati utili a qualcuno.
Gigio

20 maggio 2012

La band una favola….

Non ho un ricordo forte legato alla narrazione di Fiabe della mia infanzia, forse me ne hanno lette poche o forse non le ricordo chissà!
Entrando in band ho conosciuto un mondo nuovo per me: non avevo mai letto prima una favola ad un bambino tanto meno ad un adulto. Improvvisamente mi sono ritrovata a fare qualcosa che non avevo programmato, improvvisamente ho scoperto una grande passione.
Le prime volte, che andavo la sera nei reparti, proponevo timidamente la lettura di una fiaba, con i bambini più grandi partivo spesso già sconfitta immaginando che non avrebbero mai voluto ascoltare una fiaba… con gli anni ho scoperto che l’età non conta e ho imparato ad entrare io stessa nella fiaba e giocare con questa… mi sono ritrovata a leggere al buio con una piccola torcia, ho ascoltato un bambino che ha voluto leggermi lui il libro mentre con altri bimbi ho fatto una lettura a due voci… ho letto favole a chi aveva bisogno di riposare e a chi invece non ne voleva proprio sapere di dormire. 
Orso lettore di fiabe
Ho raccontato storie immaginando i mondi e facendo immaginare…ho letto libri a volte sempre gli stessi allo stesso bambino che tutte le volte mi chiedeva quella storia, quel libro. Ho raccontato mentre dipingevo; quando i bambini non volevano la favola ho letto per le mamme;  ho letto favole a ripetizione in una sola stanzetta per colmare la solitudine di una ragazzina; ho creato fiabe con gli stessi bambini e cambiato quelle che leggevo in corso d’ opera sui suggerimenti che mi arrivavano dai miei piccoli ascoltatori. 
A volte mi è capitato di aprire un libro e di richiuderlo subito ma questo non mi ha scoraggiato, mi è capitato di raccontare fiabe a bambini nascosti sotto il letto per la timidezza… in tutti questi anni ho raccolto raggi di sole, acceso lampade, mangiato tante volte la luna quasi da farne indigestione, ho fatto grandi viaggi, raccolto pere d’oro, sconfitto mostri, sposato meccanici, volato in groppa ad un cavallo alato e festeggiato insieme a tante pulcette preparando torte alla polvere di materasso! 
Ora tutte le volte che entro in una libreria mi dirigo subito al reparto libri per bambini, ora  leggo favole alle persone a
cui voglio bene: bambini e non; spesso come regalo per  le persone a me care prendo una favola: regalo favole a chi diventa mamma, papà, a chi si sposa, alle persone a cui voglio dire quanto bene gli voglio, regalo favole a me.
Voglio continuare a leggere favole, voglio continuare a credere nelle favole perchè lì si possono sconfiggere i mostri, perché lì nelle fiabe si portano avanti sogni e si coltiva l’impossibile…
Da quando sono in band mi sembra di vivere una favola senza fine.
Vera

16 maggio 2012

Prima volta

In trentasei anni di vita sono state molte le mie “Prime Volte”: alcune belle ed emozionanti ed altre sicuramente meno piacevoli o addirittura dolorose. Sono stati tanti piccoli-grandi eventi che ho affrontato più o meno volontariamente e ormai li ho acquisiti come esperienze integranti della mia vita. Si è sempre un po’ timorosi nell’affrontare una “Prima Volta”: paura di sbagliare, di non essere all’altezza, timore di tradire le aspettative di qualcuno a cui noi teniamo molto o semplicemente dover affrontare la delusione nel constatare che le cose vadano diversamente da come speravamo. Sta di fatto che, secondo me, le prime volte nel bene e nel male contribuiscono a dare un senso alla nostra vita, sono sferzate alla monotonia quotidiana che hanno il compito di risvegliarci dal torpore di una vita per lo più ripetitiva.
Durante l’infanzia e l’adolescenza ognuno di noi affronta una valanga di prime volte: il primo dentino, la prima zuffa, il primo batticuore, la prima occupazione a scuola e via a crescere. Poi però, in modo fisiologico, si rallenta e ci vuole sempre più coraggio per impegnarsi volontariamente in una nuova esperienza.
Sono ormai quattro anni circa che frequento tutti voi e i bimbi del Gaslini e, in questo lasso di tempo, ho constatato che le mie PRIME VOLTE, oltre ad essere aumentate esponenzialmente, sono sicuramente tutte di qualità.
Potrei stare ore ad elencarvele ma non è questo il mio intento, ciò che voglio trasmettere è la soddisfazione di essere riuscito a mettermi in gioco (e non è solo un modo di dire!) ed appurare che la mia vita, da quando frequento la Band, ha cambiato bruscamente rotta ed ha acquistato un significato ed un valore più profondo.
Giuseppe

13 maggio 2012

Un compleanno in tana pieno di emozioni vere e trasparenti!

Aria di festa in tana
La Tana si sta preparando a diventare ancora più bella e accogliente, con tantissimi palloncini e scritte colorate... La nostra Scrivania si trasforma in un tavolo, abbellito da una tovaglia coloratissima... Siamo prontissimi ad aspettare G. del reparto di O. che, aveva il desiderio di festeggiare il suo 10° compleanno...
Non c'erano altri bambini a festeggiarlo, ma solamente i suoi genitori e 5 di noi volontarie... quando è entrato in Tana nei suoi occhi potevi vedere la felicità, si guardava intorno e non credeva che eravamo li tutti per lui... Abbiamo giocato a Scarabeo, dove ha stravinto contro Monica e Olga, poi un puzzle e dopo ancora con il Memory...
Arriva la torta, con le sue 10 candeline e prima di spegnerle esprime un desiderio... Chissà che desiderio può avere un bimbo di 10 anni che non vede l'ora di tornare a casa sua?!
Attrezzatissime anche di macchina digitale scattiamo tante foto, la mamma di G. è felicissima, emozionata, non smette di ringraziarci...
Per G. abbiamo anche un regalo... mentre lo scartava sorrideva, sorrideva tanto che si era anche dimenticato di avere mal di pancia...
La Tana dell'Orso è anche questo: emozioni vere e trasparenti!
Roberta F.

9 maggio 2012

La mia tana

Adesso sei una libreria piena di letture di vari generi
Fino ad un annetto fa immaginavo solamente cosa fosse la tana... Avevo capito che doveva essere un luogo particolare, un luogo in cui i genitori potessero rifocillarsi, potessero scambiare due chiacchiere con i volontari o altri genitori... Insomma un posto per rilassarsi un attimo e per poco tempo "dimenticare" di essere in un ospedale.
Questo è chiaramente il motivo principale per cui è stata pensata e progettata! Tutto ciò che è al suo interno è in funzione di un'accoglienza il più calorosa possibile per tutti i genitori, parenti di degenti ed offrire loro quei piccoli confort di cui si sono dovuti privare per esigenza.
Per me, Orso, invece è un posto in cui ricaricarmi, vedere facce amiche, sorridenti sempre pronte ad accorgliermi con un caloroso saluto. Un luogo in cui perfino il caffè di una normalissima macchinetta è diverso: ha sempre un sapore di soddisfazione per quello che quel luogo è diventato! C'è la possibilità di leggere ogni tipo di libro (ne ho trovato uno su come creare dei fiori in carta velina!), di fare il karaoke mentre si aspetta di andare a formazione, di mangiare una pizza da asporto e quando, arriverà il bel tempo, di respirare un po' di quell'aria di mare che è dietro quel palazzo imponente chiamato Gaslini!
Ecco cosa è diventata la tana per me: una casa in cui aver cura degli altri, in cui sbrigare quelle faccende domestiche che a casa ho la fortuna di non fare e dove poter incontrare quei compagni che nei reparti non vedo perchè o vanno in altri giorni oppure si sentono più a loro agio in quell'ambiente casalingo.
E pensare che quando ho visto quei muri sfogli e malconci ho pensato: "Ma cosa è questo posto?!" Nemmeno lontanamente mi sarei sognato quello che è diventato adesso! Ed ora a chiunque mi chiedesse :-"Cosa è quell'edificio vicino alla parrucchiera con le pareti tutte colorate?".
Io saprei cosa rispondere:- "Ma è ovvio: è la TANA!!!".
Gigio

6 maggio 2012

Rifugiarsi in tana

La meridiana di riferimento
Mi sono portata in tana lo spirito del Pigiamino.
Sabato pomeriggio arrivo in tana e vedo un papà seduto sulla poltrona, in attesa. Era si in attesa del suo bucato, ma sembrava attendere anche qualcos’altro; non lo sapeva, ma si intuiva che era lì per scambiare due parole.
La mia passione per il Pigiamino (il pigiamino) fa ormai parte del mio approccio con le persone e anche se non siamo in reparto e non ci sono i bambini però, con questo papà, abbiamo intavolato un bel discorso.
Per fortuna la sua bambina venuta da ventimiglia tornerà a casa prestissimo con una diagnosi felice, ma tutto quello che ci siamo detti sono certa sarà una delle medicine più innocue e benefiche.
Dopo un po’ mi sono accorta che un’altra mamma appena entrata, ascoltava ed entrava a sua volta nei dialoghi e nel raccontare la sua triste storia  e perché no lasciarci anche una parte delle sue lacrime che lei non si vuole portare dalla sua bambina.
Poi morrin che si cucina i suoi piatti, antonio che gioca mentre la mamma si riposa… le ragazze del reparto che passano e si ricaricano……
Che bello stare in tana ed offrire quello che si ha.
Stefy

2 maggio 2012

Ascoltare i silenzi

Sono anni fatti di attimi, è un momento che vale una vita. La mia avventura comincia molti giorni, mesi, anni fa. Allora ero io ma non la io di adesso, la Band esisteva ma era ancora un sogno di quello che sarebbe divenuta poi. Ci siamo incontrate, siamo cresciute ci siamo cambiate.
Band vuol dire anche saper ascoltare
Ho incontrato tanti occhi di bimbi, tanti volti di genitori, tanti abbracci di volontari miei compagni di viaggio. Ci sono stati momenti duri anche troppo: momenti senza luce dove una piccola lucciola ci ha illuminato il cammino, ci sono stati addi a volte dolorosi e purtroppo per sempre. Niente però ci ha mai fermato con corraggio e umiltà siamo sempre andati avanti con rispetto per il dolore, sorridendo per onorare la vita...
Oggi la band è la mia famiglia è una parte di me, è diventata il mio modo di esssere: trovando la band ho trovato il senso della vita, amici, emozioni, valori che custodisco gelosamente. Non potrei immaginare una vita diversa da questa: ho trovato la mia dimensione. I ricordi che mi porto dentro sono talmente tanti che a volte si confondono e si fondono assieme... ho ricordi di nomi che non riesco a dimenticare: Annamaria, Martina, Alex, Simone, Antonella, Anthea, Maria; ho ricordi di volti a cui non so più associare il nome ed altre volte sono ricordi di situazioni e sensazioni che fanno capolino ogni tanto nella mia mente.
Il ricordo più bello un cuore rosso disegnato su un foglio di carta per comunicare attraverso il vetro seguito da due braccia che si allargano per abbracciarmi... quell'abbraccio attraverso il vetro è stato e sarà sempre per me l'abbraccio più grande del mondo.
La band è forza: è la forza di sorridere anche in un luogo dove il sorriso sembra proibito, è la forza di ascoltare i silenzi, è la forza di andare avanti perchè so che nulla ci può fermare neppure un vetro...
Vera