5 dicembre 2012

Fare reparto

Quando frequentavo il corso di formazione, oramai quasi 2 anni fa, non capivo bene cosa volesse dire fare reparto. Ovviamente intuivo il senso, ma non riuscivo a comprenderlo. Immaginavo che fare reparto volesse dire recitare una parte studiata a tavolino, fare il buffone, alleggerire le famiglie presenti in ospedale con le parole e i gesti.
Ricordo che quando ho ricevuto la prima descrizione dell'attività fatta in reparto non capivo molto. Ambra, una nuova orsa come me, parlava di una virtual pizza che si creava muovendo le braccia, le persone... Chi faceva la farina, chi l'acqua, chi il pomodoro... Ricordo che chiesi spiegazioni ma non mi chiarii molto le idee... Pensavo che fosse un modo come un altro di giocare...
Adesso ovviamente so che cosa sia la virtual pizza, come e quando usare questo gioco, ma mi rendo conto che a quel tempo mi concentravo molto sui dettagli dei giochi lasciandomi sfuggire il vero senso dell'azione di Fare reparto.
Non consiste solo nel far giocare un bambino e la sua famiglia, non vuol dire solo far ridere facendo il buffone... E' molto di più! Sei in ospedale per rasserenare attraverso delle azioni abbastanza strane (immaginare di lievitare come la pasta per pizza, distribuirsi come il sugo e disporsi come le fettine di prosciutto non sono azioni tipiche dell'essere umano...) o attraverso delle favole colorate e piene di disegni.
La giornata, non solo quella dei genitori ma anche la mia, prende un'altra piega; si riempe di sorrisi, di serenità, di felicità. Non è mai un peso neanche quando vi è un rifiuto di un bambino, perché in fondo si comprende il momento. Capisco meglio ora perché spesso ci si sforza a coprire tutti i turni settimanali o per finire tutto il reparto... Sarebbe un peccato non portare un sorriso in ogni angolo di ospedale perché in fondo dietro ad una loro risata c'è un'energia travolgente che è in grado di fargli superare momenti complicati e noiosi e ricaricare te per un' intera settimana.
Gigio

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