31 luglio 2013

Una famiglia speciale

Questa volta ho deciso di parlare di rapporti personali che si possono creare tra noi volontari e le famiglie. Viene naturale pensare che si instaurino perché a volte entri come un ciclone nelle loro stanze e soprattutto nelle loro vite tanto da ricordarsi di noi anche dopo mesi se non anni.
Come volontario preferisco non creare legami troppo profondi perché non sarei in grado di gestire la mia reazione in caso qualcosa non andasse proprio nel verso giusto e anche il mio rapportarmi con queste famiglie ne risentirebbe: perderei inevitabilmente il mio entusiasmo. Un rapporto però è inevitabile e allora cerchi di non indagare molto sul motivo del ricovero.
Un po' di Sardegna a Genova
Mi è successo di recente di stringere un legame particolare con una famiglia: é un mix tra simpatia e rispetto. Ci siamo incontrati durante l'attività in reparto e quando sono uscito da quella stanzetta non ero sicuro di aver fatto colpo: i loro sguardi apparivano ai miei occhi ancora troppo preoccupati per la situazione.
Il giorno dopo la nostra visita scoprivo però che quella persona andò in tana col figlio a curiosare un po'. Forse quelle parole che solo il giorno prima mi apparivano non recepite in realtà erano arrivate dritte alle orecchie del papà. Ero fiero di me perché anche se il giorno prima non ero stato brillante (almeno così mi era parso, ma smentite dall'interessato) avevo dato il messaggio giusto tanto che quel genitore viene spesso a trovarci e si ricorda di me e dei miei compagni di reparto.
E' un rapporto particolare che si è creato con tutta la sua famiglia: dai suoi figli alla moglie fatto non di visite quotidiane ma di semplici sorrisi in tana, di domande spontanee del tipo:- "Che lavoro fai?", "Dove vai a mangiare oggi? Io ti consiglio questo posto perché si mangia bene", "Cosa hai studiato?" all'uscita da un bar...

Non mi resta che augurare a questa famiglia che tutto vada come desiderano e che si ricordino non tanto di me, ma quanto dei colori che tutta la band e i suoi orsi hanno donato loro in giornate grigie e noiose come quelle passate in ospedale.

Gigio

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