2 gennaio 2013

Un regalo speciale

Una giraffa per regalo
È la vigilia di Natale siamo in ospedale per il consueto giro di favole della buonanotte, io Carolina e Bea abbiamo all'ultimo cambiato reparto: in ortopedia erano tutti in dimissione per fortuna. La sorte ci ha fatto scegliere per un reparto vicino e forse popolato di bimbi anche nella notte di Natale: l’osservazione del pronto soccorso.
Troviamo le infermiere un po’ sorprese e un po’ felici di vederci li anche la sera del 24 dicembre. Via libera per le stanzette; proviamo a iniziare l’animazione in una delle stanze occupate ma dopo pochi minuti trascorsi con una famiglia nigeriana l’infermiera richiama la nostra presenza in una stanzetta dell’isolamento dove una bimba è appena rimasta da sola: la mamma è andata via e il papà non è ancora arrivato.
Ci affacciamo alla stanzetta lei è lì (5 anni circa) sul suo lettino circondata da alte protezioni trasparenti, è seduta senza neppure appoggiarsi ai cuscini, con occhi misti tra il duro e l’assonnato. Entriamo lei non ci accoglie e non ci caccia, rimane immobile a fissarci ci osserva con sguardo severo senza proferir parola: è come se ci lanciasse una sfida. Ci muoviamo lentamente misurando ogni parola e ogni gesto cercando di captare da lei un minimo segnale di partecipazione che sia di accettazione e di rifiuto ma nulla. Il suo silenzio ci pesa come una zavorra che ci fa volare a fatica con la fantasia... ma siamo tre, siamo insieme ce la possiamo fare così non ci perdiamo d’animo.
Non ci dice il suo nome ma Carolina furbamente lo legge dal bracciale, neppure sentirsi chiamare per nome intacca quel gelo verso di noi, rimane impassibile come se avessimo detto un semplice “bambina”.
Come se nulla fosse continuiamo: è deciso leggiamo una favola, lei neppure in questo caso si lascia andare a segnali che ci facciano capire se per lei è cosa gradita così proviamo a portare avanti la nostra proposta, sempre in punta di piedi pronte e richiudere il libro immediatamente. L’aria è decisamente tesa, più che in un combattimento… la scelta della favola ricade su un libro a cui sono molto affezzionata: “Io mi mangio la luna”.
In copertina una grossa luna piena alta e fiera nel cielo buio viene osservata da un animale che la guarda desiderosa, ci soffermiamo sull’immagine fingendo  di sbagliare a riconoscere l’animale e mentre tutte e tre, abituate da quel suo silenzio, ci alterniamo in nomi di animali ci arriva inaspettata una parola che ci lascia di stucco  “GIRAFFA”!
Si è proprio una giraffa… rimaniamo  qualche secondo in silenzio, qualche secondo che mi sembra durare un’eternità, siamo allibite e stupefatte da quella vocina decisa che pronuncia ad alta voce il nome corretto dell’animale, così all’improvviso e rompe quel silenzio di ghiaccio che la circondava. Facciamo fatica a riprendere, quella parola ci ha colto di sorpresa, ci ha emozionate a tal punto che ci viene da piangere ma ci tratteniamo, apriamo il libro e iniziamo la lettura ora ci sembra tutto in discesa…la favola va avanti lei partecipa un po’ di più ma per noi quel poco è già una grande conquista.  Ad un certo punto si affaccia anche  il papà ci guarda con sguardo complice e dice “è dura” non sa che per noi lo scoglio più grosso è già stato superato! Papà prende in braccio la sua bimba eliminando così anche quella barriera trasparente che la divideva da noi.
La favola prosegue fino al suo lieto fine, nella stanza è scomparso il silenzio tutti parlano, lo sguardo della nostra piccola amica si è fatto partecipe e si è illuminato, le sue parole ci risuonano in testa e ci sembrano il più dolce canto natalizio “scimmia, volpe, elfante” ma più di tutte una che per noi tre rimane il regalo più bello di questo Natale: GIRAFFA.
Ancora una volta la Band mi emoziona e sono 10 anni che continua a farlo…
Vera

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