21 gennaio 2015

Come si conquista l'affetto?

Evento a Molassana di venerdì 5 settembre 2014
La band degli Orsi

E' il turno di provare a descrivere qualcosa che mi ha colpito nel profondo: è la testimonianza di una persona che ha passato dei momenti molto difficili qui a Genova e che adesso con tuta la serenità lo ha esposto.
Non la ho conosciuta di persona, o forse è meglio che dica che non ho voluto conoscerla. Non per cattiveria, sia chiaro, ma semplicemente perché ritenevo e ritengo ancora adesso che le mie spalle non siano abbastanza larghe e robuste da sopportare alcuni pesi: non dico che voglio essere spensierato come un bambino o un sognatore come da adolescente o forte e temprato come una persona adulta... Voglio essere semplicemente me stesso!
Sembra facile e scontato da dire, ma vi assicuro che per me non lo è per nulla.
Il vero me stesso bandista, o almeno quello che credo di essere, è una persona che batte i piedi per fare rumore e attirare l'attenzione di un bambino, oppure quello che utilizza delle voci bizzarre per interpretare i personaggi di alcune favole o inventa storie alquanto ridicoli su strane somiglianze con divi bellissimi di Hollywood o di strani fidanzamenti con principesse marionette incontrate nei negozi di giocattoli... Sono cosciente che il luogo dove "agisco" è un posto dove è presente la malattia ed in alcuni reparti è molto forte questa sensazione (almeno immagino che sia così perché per quanto vi ho detto non credo di avere la forza per affrontare ancora queste situazini) ma quello che mi colpisce, soprattutto alla lunga, è la gioia del vedere che con un ciuffo ballerino trattenuto a stento da un cerchietto con delle renne natalizie sono riuscito a strappare un accenno di sorriso ad bambinone (dico bambinone perché aveva 1 anno e mezzo ma dalla statura così imponente che sembrava avesse almeno 3 anni)... Insomma credo e spero di essere un tipo molto bizzarro, simpatico e colorato.
Per mantenere questo mio modo di essere, certe realtà non le voglio conoscere ed è per questo motivo che ho scritto che non ho voluto conoscere questa persona. Mi dispiace non averlo fatto perché ho capito cosa mi sono perso (le parole di questa persona sono di una gratitudine incredibile che è impossibile rimanerne estraneo), ma sono estremamente felice nel sapere che la sua vita e quella della sua famiglia stanno ritornando sui giusti binari perché sono notizie che ti aprono il cuore, che ti fanno sempre tornare a sognare.
Non voglio prendermi meriti che on ho, ma dare il giusto spazio a quei volontari della band che hanno avuto la fortuna ma soprattutto la forza di aprirsi a lei (forse la forza è un termine sbagliato perché quello che deve essere chiaro è che i genitori che si interfacciano con noi in modo così pesante, ma si concedono un po' alla volta, un sassolino alla volta fino a quando capiscono di potersi fidare e che la persona con cui parlano è in grado di ascoltarli): è grazie a loro che il legame con questa famiglia si è rafforzato ed è sempre grazie a questi volontari che sono fiero di fare parte di questa associazione.
Gigio

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