Andare in reparto significa anche incontrare culture diverse dalla nostra.
E quando incontri la cultura che più ti affascina, è un regalo.
Era un sabato nel tardo pomeriggio, io e Greta eravamo pronte per un altro viaggio nella fantasia dei bimbi.
Io e lei abbiamo imparato a conoscerci e ad apprezzarci così, vivendo insieme ciò che il reparto insegna, vivendo emozioni che difficilmente dall'esterno si comprendono.
Certe dell'appoggio reciproco, ci avventuriamo in una stanza, dove incontriamo due coloratissime mamme africane, che ci accolgono con un sorriso solare e rassicurante; parlano con noi in inglese e, nonostante l'abbia studiato dalle elementari all'università, quando si tratta di conversare ho sempre paura di dire qualche strafalcione.
In realtà con loro i discorsi sono diventati naturali e abbiamo iniziato subito a ridere e scherzare!
Ma ad un certo punto, ci siamo accorte che di bambini non ne vedevamo nemmeno uno...così, spontaneamente, ci siamo trovate a chiedere "and the babies?!?": le due splendide mamme, con scatto improvviso, si sono messe di profilo e ci hanno mostrato i loro piccoli adagiati comodamente sulla schiena sorretti da un foulardes! Che risate quando abbiamo capito!
I discorsi erano così buffi e allegri che si sono unite a noi anche tre infermiere, incuriosite da quel poco di baccano che cercavamo di trattenere ma che, inevitabilmente, usciva fuori dalla porta.
I discorsi erano una chiacchierata tra donne, una comprensione reciproca del fatto che un continente di distanza non rende distanti donne coetanee con speranze e sogni.
Ci hanno parlato dell'Africa, dopo aver sentito quanto vorrei andare nella loro terra: si sono illuminate raccontandoci di quanto bella e unicamente indimenticabile sia.
Alla domanda "tomorrow?" avrei voluto rispondere "sì, torno a trovarti domani!" per continuare a chiacchierare e sorridere con loro, ma tanti altri piccoli ci stavano aspettando.
Un incontro tra donne, così distanti e pur così vicine, con così tanto da raccontare.
Un altro pezzetto di Africa, nel cuore.
Elisa P.
14 novembre 2012
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