28 novembre 2012

Mentre la nostra casa era tanto lontana...


Cari Amici della Tana,
ho camminato a lungo sotto i cieli teatrali della vostra Genova, ho preso e perso autobus, imparato i nomi delle strade, la direzione da prendere, con lo sguardo all'orizzonte di nuvole e mare in movimento, sempre rasserenante, come una promessa. Quattro mesi fa V. la mia piccolina di un anno e mezzo, il mio fiore felice, si è ammalata.
Abbiamo dormito, io e lei, aggrappate l'una all'altra, in tanti diversi letti d'ospedale, ho imparato ad orientarmi nel labirinto dei reparti senza più perdermi, abbiamo abitato con la mia famiglia tante case diverse; abbiamo aspettato, spaventati e straniti, che il tempo passasse, che V. pian piano recuperasse il sorriso.
La nostra non è ancora una storia a lieto fine ma V. appartiene al mondo, ride, soffre, scherza, piange, combatte. E noi con lei.
La tana è stata Casa mentre la nostra casa era tanto lontana; rifugio vero, quotidiano. Casa sono stati i vostri sorrisi, i vostri caffè, il vostro garbo generoso, le vostre mani che accarezzavano le teste dei nostri bambini, la dolcezza delle vostre parole. Ci avete sorretto mentre infuriava una tempesta che era solo nostra, avete condiviso con noi questo tratto di strada doloroso. “Grazie” è una parola troppo consueta, che non basta a raccontarvi.
Fabiana e Michele, genitori di V. e P.


Questa volta a parlare non siamo noi della band, ma persone con cui siamo entrati in contatto e che ci hanno lasciato un messaggio. Questo è un modo di ricordarci di chi ha apprezzato il nostro aiuto.
Siamo felici di essere stati di supporto e che i nostri colori vi abbiamo un pochino consolati.
Ho deciso di lasciarvi come ricordo una foto panoramica di Genova così che abbiate una nuova immagine di questa città.

Genova - A Fabiana e Michele

25 novembre 2012

Il tempo in Band

Il tempo per la band
Uno dei concetti principe dell'era moderna è lo scorrere del tempo. Tutto è scandito meccanicamente dal DRIIIIIIIIIIN della sveglia mattutina che sancisce la fine del sonno, dal TIC TAC dell'orologio che conta inesorabilmente la giornata lavorativa, dai telegiornali che ti avvisano che è ora di pranzare o cenare.
Siamo ormai abituati a programmare il tempo libero per usufruirne a pieno e ricaricare le batterie: seguiamo dei corsi serali di 2 ore, oppure andiamo per 1 ora in piscina, andiamo in palestra... Insomma tutto è programmato in funzione del tempo.
Anche in band il tempo ha un ruolo rilevante, soprattutto quando si tratta di fare attività in reparto: certi orari devono essere rispettati; per cui non si fa animazione quando è ora di cena e si va via quando sono le 20.30 anche se si sarebbe disposti a rimanere un po' di più. Negli altri casi invece il tempo diventa un in più: l'evento esterno dura finché ci sono bambini nei paraggi, la tana rimane aperta fino a quando l'ultimo genitore se ne va, il week end non esiste se la tana rimane chiusa o se il reparto non viene visitato...
In Band nessuno è obbligato a fare nulla tanto meno a sacrificare il proprio tempo libero in un qualcosa di cui non è convinto, ma viene del tutto naturale farlo quando ci si diverte e quando si ricevono sorrisi di ringraziamento.
E' questo il nostro modo di misurare il tempo: non contano gli orologi, ma quanto entusiasmo e passione si trasmette e si riceve.
Gigio

21 novembre 2012

Senso di appartenenza

Quando ti avvicini alla band sei spinto da una motivazione forte: forse hai bisogno di sentirti utile, forse stai cercando un diversivo, forse hai molto tempo libero e cerchi un modo divertente per occuparlo o forse ancora qualcos'altro... Insomma hai dei validi motivi per cui hai deciso di compiere questa scelta e ne sei consapevole.
Quello che secondo me nessuno si aspetta è il coinvolgimento emotivo che la band ti trasmette quando ci prendi confidenza. Tutti sanno che entrare in contatto con l'ambiente ospedaliero ha un forte impatto e sicuramente non si può rimanere indifferenti. Temi però di non essere in grado di sopportarlo e di non essere in grado di far divertire. Guardi i vecchi volontari e capisci subito che l'ambiente è molto motivato, ben strutturato. Ti spaventa un po' tutta quell'unione: temi di non saperti integrare, temi che il tuo carattere non sia adatto; non capisci nemmeno quale possa essere il tuo ruolo all'interno della band, ma si vuole provare lo stesso.
Poi passano i giorni e capisci che le 2 ore settimanali di corso non sono così pesanti anche se vieni da una giornata impegnativa, capisci che in fondo nel tuo piccolo qualcosa puoi dare e se proprio non te la senti puoi allontanarti... In fondo nessuno ti rincorre. Poi passano i giorni e il pensiero di andartene si cancella, le conoscenze fatte si cementificano fino a diventare amicizie...
Passano i giorni, le settimane, i mesi e improvvisamente anche te ridi, scherzi, sei complice dei vecchi orsi... Li percepisci ancora come un esempio, ma ti sembrano più vicini... Poi torni a casa e scopri che piano piano sei diventato parte della band... Hai acquisito quel senso di appartenenza che caratterizza ogni orso: dal più spavaldo al più timido, dal più anziano al più giovane... Quella sensazione di essere parte integrante di questo gruppo e che ti rasserena ogni volta che hai qualche titubanza, che ti tiene compagnia quando ti senti un po' solo.
E' proprio rassicurante questa sensazione, perché ti spinge ben oltre le tue aspettative, perché ti porta a fidarti della band, ma soprattutto ti dona un senso di appartenenza tipico di un grande gruppo.
Gigio

18 novembre 2012

Abbraccio tra orsi e cicogne

Cosa si può fare con un abbraccio tra la Band degli Orsi e la Cicogna Sprint????
Non è passato nemmeno un'anno ed è incominciata questo caloroso abbraccio!
Un po' di eventi e tantissimo aiuto di amici che come in tutte le occasioni riescono a starci vicini!
Ieri, il 26 ottobre u.s. ci siamo ritrovati davanti al reparto della Parologia Neonatale con i piccoli che correvano nei corridoi, mangiavano la focaccia e giocavono con chi li ha curati con tanto amore i primi mesi di vita, con le maglie colorate della band , con tutti gli amici che hanno voluto aiutarci e con le mamme della cicogna.
Tutti insieme per festeggiare due "scatolette", due transcutane, due macchinari utile per i nostri piccolissimi.
Da volontaria della Band degli Orsi e della Cicogna Sprint ma soprattutto da mamma mi auguro che tutti  i piccoli che iniziano la loro vita correndo siano allenati per raggiungere tutti i traguardi dalla nostra orsetta corridore!!!!

Erika R.

14 novembre 2012

L'Africa nel cuore

Andare in reparto significa anche incontrare culture diverse dalla nostra.
E quando incontri la cultura che più ti affascina, è un regalo.

Era un sabato nel tardo pomeriggio, io e Greta eravamo pronte per un altro viaggio nella fantasia dei bimbi.
Io e lei abbiamo imparato a conoscerci e ad apprezzarci così, vivendo insieme ciò che il reparto insegna, vivendo emozioni che difficilmente dall'esterno si comprendono.
Certe dell'appoggio reciproco, ci avventuriamo in una stanza, dove incontriamo due coloratissime mamme africane, che ci accolgono con un sorriso solare e rassicurante; parlano con noi in inglese e, nonostante l'abbia studiato dalle elementari all'università, quando si tratta di conversare ho sempre paura di dire qualche strafalcione.
In realtà con loro i discorsi sono diventati naturali e abbiamo iniziato subito a ridere e scherzare!
Ma ad un certo punto, ci siamo accorte che di bambini non ne vedevamo nemmeno uno...così, spontaneamente, ci siamo trovate a chiedere "and the babies?!?": le due splendide mamme, con scatto improvviso, si sono messe di profilo e ci hanno mostrato i loro piccoli adagiati comodamente sulla schiena sorretti da un foulardes! Che risate quando abbiamo capito!
I discorsi erano così buffi e allegri che si sono unite a noi anche tre infermiere, incuriosite da quel poco di baccano che cercavamo di trattenere ma che, inevitabilmente, usciva fuori dalla porta.

I discorsi erano una chiacchierata tra donne, una comprensione reciproca del fatto che un continente di distanza non rende distanti donne coetanee con speranze e sogni.
Ci hanno parlato dell'Africa, dopo aver sentito quanto vorrei andare nella loro terra: si sono illuminate raccontandoci di quanto bella e unicamente indimenticabile sia.

Alla domanda "tomorrow?" avrei voluto rispondere "sì, torno a trovarti domani!" per continuare a chiacchierare e sorridere con loro, ma tanti altri piccoli ci stavano aspettando.
Un incontro tra donne, così distanti e pur così vicine, con così tanto da raccontare.
Un altro pezzetto di Africa, nel cuore.


Elisa P.

11 novembre 2012

Il posto giusto

A volte è dura, ci sono incomprensioni e tutto si fa pesante,
a volte è difficile trovare il tempo perché il lavoro, la famiglia e la vita fuori ti reclama,
a volte la stanchezza ti fa pensare che non ce la potrai fare.
A volte ma solo a volte
...il resto del tempo vuoi esserci:
quando ci sei sai che quello è il posto giusto in cui ti trovi e che non c'è mai stato un posto così giusto, 
il resto del tempo che non ci sei sai che quello è l'unico posto dove vorresti essere perché li le emozioni si fanno forti,
dove il grazie di una mamma ti illumina la giornata,
là dove il sorriso di un bambino ti scalda il cuore,
là dove lo sguardo di un papà ti riempie di tenerezza,
là dove le tue parole hanno la leggerezza di una fiaba e le tue mani la velocità di un prestigiatore,
là dove la tua voce si fa armoniosa a ritmo di canto, là dove i pensieri scorrono veloci e il cuore si sente vivo,
là dove indossi una maglietta colorata per metterti a nudo.
Là in tana, nelle stanzette dei reparti, nei corridoi, nelle sale gioco dell'Ospedale
..là, dovunque c'è la Band.
Vera

7 novembre 2012

La sicurezza dell' arrivederci

Esistono diversi modi di salutare: c'è il saluto amichevole per aver trascorso insieme del tempo magari davanti ad un caffè, c'è quello familiare, rassicurante e caloroso, c'è quello estremamente formale e rispettoso dei ruoli, ma c'è anche quello che suona come un addio, ma che in realtà è solo un arrivederci a presto. E' proprio quest'ultimo quello che ti rimane più impresso e di cui mi piacerebbe parlare, perché è completamente inaspettato.
Per lavoro dovrò allontanarmi un po' dalla mia quotidianità: la sveglia suonerà in una stanza di albergo, il letto  non sarà quello che mi ha cullato per anni, il cuscino non sarà morbido come il mio, la caffettiera sarà diversa se non assente, i volti che incontrerò saranno nuovi, le strade saranno diverse... Le mie abitudini saranno diverse: non ci sarà la corsa in ospedale, non ci sarà la mia scrivania con il mio telefono, non ci sarà il saluto "lunedisiaco" dei compagni di reparto...
Per un po' non ci saranno le prove del musical, per un po' non ci saranno le assemblee settimanali della Band, non ci saranno quei saluti calorosi che mi hanno coccolato fino ad ora, le uscite del week end... E' la distanza che toglierà queste certezze per un po'... Distanza che cercherò di colmare con le email, con qualche post su facebook se mi sarà possibile, con qualche videoconferenza via Skype, ma pur sempre lontananza sarà...
Sembra un discorso di addio... Ma in fondo ho la certezza che è solo un arrivederci...
Come per ogni distacco non si sa mai cosa ci aspetta nel futuro e quindi ti coglie un po' di nostalgia... Il mio impegno è quello di cercare di ritornare al più presto alla mia normalità, di riprendere quella quotidianità che mi ha condotto dove sono ora; cercherò con tutte le mie forze di affrettare il ritorno, perché in fondo è quello di cui ho bisogno, ma, ahimè, non dipenderà esclusivamente dalla mia volontà.
Ora, con le dovute cautele, immagino in parte cosa voglia dire staccarsi da un luogo caro anche solo per pochissimo tempo; capisco cosa voglia dire rinunciare alle proprie abitudini e preparare la valigia cercando di portarsi con sè più oggetti personali possibili... Non importa il peso della valigia: ogni oggetto racchiude parte della tua quotidianità che ti rassicura, che ti tranquillizza anche nei momenti più stancanti.
Forse è per questo che la lumaca anche se con molta fatica e lentezza si trascina sempre sulla schiena la sua casa?
Gigio

4 novembre 2012

Cos' è la Tana?

Vita in Tana
Cos'è la Tana????
Te lo chiedi tutte le volte che entri... Te lo chiedono i visitatori...
E' stata  una delle domande alla presentazione del nuovo corso... e proprio in questa occasione, vedere tante magliette colorate, ho pensato... 
E' COLORE
Ma quando un volontario racconta cosa si fa in tana,cosa si fa in reparto, quanti sogni  abbiamo ancora nel cassetto, pensi..... 
E' ENTUSIASMO
E proprio da tutti i progetti realizzati, altri   che sono ancora bozzoli;ma presto diverranno farfalle, pensi...... 
E' SOGNO
Quando, tutte le volte che inizi il tuo turno, il compagno ti accoglie con un sorriso, lo stesso sorriso che si ha quando arrivano i genitori e i bimbi, pensi ....
E' SORRISO
Quando i genitori arrivano con i borsoni di biancheria da lavare,con un pasto da preparare o una connessione su internet da fare e i volontari si adoperano subito per farli sentire a loro agio, pensi ... 
E' ACCOGLIENZA
Quando arriva il messaggio che vi sono dei  turni scoperti e i volontari, immediatamente, organizzano il loro tempo libero per far si che la tana sia sempre aperta, perché l'importante è esserci, pensi...
E' DISPONIBILITA'
C'è una persona che ha bisogno... parte il Tam Tam dell'aiuto e tutti i volontari si mettono alla caccia del tesoro che può essere: un passeggino, un vestitino, una coperta, pensi...
E' SOLIDARIETA'
Quando si fanno le bomboniere: una cuce, l'altra infiocchetta,l'altra ancora arrotola il cartoncino; quando si prepara un evento: una trucca, l'altra soffia nei palloncini colorati, pensi.....
E' COLLABORAZIONE
Ma sopratutto,in questo mondo di sms, chat, facebook, twitter un genitore entra e tu, volontario, gli offri un caffè,vi sedete nelle poltrone con calma e lui racconta.... pensi....
E' ASCOLTO
Teresa