30 gennaio 2013

Una domenica in tana

Sole, Silenzio, Pianto, Come questa terra senza profondità....
Tana dell'Orso, una domenica come tanti. Una domenica particolare, con un po' di freddo misto a pioggia. Sembrerebbe quasi nevicare, osservando attentamente la strada. Una domenica di Silenzio, in cui ciò che sento è il battere i tasti del computer al suono delle lettere. Ma non funziona così in Tana: anche se silenziose, si sentono i sorrisi dei bambini, le parole dei genitori. Ed i sogni che ciascuno di noi ha dentro. Quei sogni che diventano realtà, che quasi superano quell'orizzonte che i nostri occhi da grandi non riescono più a
vedere. Invece i bambini.......
… e ti senti sempre più, piccolo
Non si possono descrivere con delle parole le emozioni che si vivono all'interno di questa struttura di accoglienza per i genitori dei nostri bambini. Si, permettetemi di dire i nostri. Ciascun piccolo orsetto che varca la soglia della Tana è anche un bambino nostro. Così come ciascun genitore che apre la porta, si sente immerso in un'atmosfera di casa: accoglienza, sorrisi, disponibilità. Attenzione e cura all'ascolto. Esserci sempre, in ogni
occasione, in qualsiasi condizione atmosferica.
Venite e vedrete. Scoprirete con i vostri occhi che basta veramente poco, per rendere far sentire il calore di un abbraccio ad un'altra persone. Per far sentire che non si è da soli, lungo il cammino della vita. Lungo le battaglie
che la vita stessa ci pone davanti. A qualsiasi livello. Avendo bene in mente che è nel cammino che troviamo una parte di noi, che ci appartiene.
… Le Ali di Cera …  Icaro. Guardando con gli occhi dei bimbi, solo allora possiamo veramente dire che quelle ali di Cera sono ali vere, che ci permettono di guardare a quell'orizzonte.
Perchè oltre le nubi è più sereno....

Gianluca Sampognaro

29 gennaio 2013

Il giorno dopo il debutto

Eccomi qui finalmente a scrivere per la prima volta sul blog, stavolta sento proprio il desiderio di farlo… Sono ancora stanca, ma davvero felice.
Ieri (27 gennaio 2013) per me è stata una giornata memorabile
Unica ed indimenticabile, come la Band, per moltissimi aspetti diversi: perché ho ballato su un palco, cosa che fino a qualche mese fa non avrei mai e poi immaginato di poter fare, perché dopo un periodo di sfiducia e di stanchezza ho riscoperto al mio fianco compagni di avventure che credono davvero in quello che fanno, perché ho conosciuto di più orsi che fino a poco tempo fa quasi non sapevo come si chiamassero… perché ci abbiamo messo tutti l’anima…
Ogni cosa è andata assolutamente molto al di sopra delle mie aspettative: mai avrei immaginato di vedere tutte le file di sedie del teatro piene di persone, mai avrei creduto che qualcuno dovesse addirittura rimanere fuori per mancanza di spazio, mai avrei pensato che riuscissimo a raccogliere così tanti fondi …
Mettersi in gioco completamente
Sul palco ho davvero sentito la magia e l’energia trasmessa da tutti: dai miei amici pronti a supportarmi dietro le quinte, dalle persone che mi vogliono bene venute a vedermi in questa veste così “strana” e diversa dal mio solito, dai bambini che con noi hanno chiamato a gran voce Buzz, dagli sconosciuti che puntavano gli occhi su di noi e ci dimostravano di essere lì per noi, per realizzare insieme sogni...
Quei sogni che la Band in questi sei anni mi ha insegnato a fare, anche osando ed immaginando cose oltre l’immaginabile, volando alto proprio come Peter, quei sogni che la Band mi ha insegnato a vedere realizzati…
Certo per realizzare sogni ci vuole coraggio e bisogna mettersi in gioco completamente, mettendoci davvero tutta l’anima, ma insieme riusciamo a farlo e ieri ne è stata la dimostrazione dopo tanti mesi di impegno.
Grazie dal profondo del mio cuore a tutti.

Annalisa

27 gennaio 2013

Il debutto

I temibili pirati
Sono passati mesi dal primo incontro... Da quando abbiamo sentito la prima storia inventata da amiche volontarie per il primo musical della Band degli Orsi.... Tanti pensieri, dubbi... Ma siamo andati avanti.
Ed eccoci qui a pensare: tra un po' il debutto!!!
Emozionati, ansiosi di ricordarci i passi, agitati per le battute!
Beh esser volontari band significa anche questo: cimentarsi nel balletto anche se non si è dei veri e propri ballerini professionisti, pensare di poter recitare anche se non si è mai saliti su un palco o seguito un corso di dizione...
Una nuova situazione per creare ancora più legame tra noi volontari, divertirsi insieme per un grande scopo, un sogno di band!
Amici buon divertimento e che dire un super augurio a tutti noi volontari, mentre per gli spettatori speriamo di intrattenervi in allegria e simpatia tanto quanto ci siamo impegnati e divertiti noi nelle prove!!!

Erika R.

24 gennaio 2013

Quando mancano tre giorni al debutto

Il musical
Mancano appena tre giorni al debutto di Crudelia e la carica dei pinguini!

Una trentina di volontari, tra ballerini, attori, aiutanti e tecnici si impegneranno per mettere in scena qualcosa che fino a qualche mese fa sembrava lontanissimo a realizzarsi.
Ad aprile scorso, quando con Katia in una serata di teatro abbiamo capito di avere entrambe la passione per la danza, sembrava un progetto che in qualche modo poteva concretizzarsi ma che avrebbe sicuramente richiesto energie a volontà.
Il desiderio di ballare e trasmettere la nostra passione in comune è stato più forte di qualsiasi dubbio: subito ci siamo attivate per radunare quelle persone che ci hanno seguito con pazienza sino ad oggi, per creare una storia, per inventare delle coreografie che potessero ballare tutti, per tenere su un gruppo di persone che magari non si conoscevano così bene.
Si sono susseguite riunioni, prove, dubbi, incertezze, risate a non finire e qualche lacrima di commozione.

Non è stato facile, a volte è stata proprio dura!
Ma questo è un piccolo sogno: la prova tangibile che insieme si possono conquistare idee, progetti.
Ed il nostro piccolo sogno è per la Band, perchè i sogni ancora più grandi che ne fanno parte prendano vita, perchè così avremo la possibilità di portare allegria e musica a chi ci vorrà ascoltare!

Allora forza, ballerini, siete pronti?
Ci sono molte persone che credono in noi e non perchè siamo bravi artisti o ballerini eccelsi: semplicemente perchè lo facciamo con il cuore.

Grazie per questi mesi, compagni di viaggio.
Grazie per le difficoltà, per le risate, per i passi provati mille volte, per le scenografie create con quasi nulla, per la recitazione/improvvisazione che tanto ci caratterizza e che forse non abbiamo ancora imparato a fare ma va bene così; grazie per i dolcetti alle prove, per la pasta alle verdure, per quelle sere d'estate con i balletti all'aperto.
Grazie per averci creduto, per aver tenuto duro sino a qui.

Domenica forse, se non sarò troppo presa dall'emozione, vi dirò: metteteci l'anima.
E' l'unica cosa che, con tutti noi stessi, riusciremo a donare veramente.

In bocca al lupo ballerini, di cuore!

Elisa P.

23 gennaio 2013

Sogni che tendono all'infinito

Il fumo di Bertold Brecht

"La piccola casa sotto gli alberi sul lago.
Dal tetto sale il fumo.
Se mancasse
Quanto sarebbero desolati
La casa, gli alberi, il lago!"

Dalla fine di Dicembre 2012 il RIFUGIO DEGLI ORSI ha preso vita ed ha iniziato ad ospitare papà e intere famiglie di bimbi in cura al Gaslini.
Sembra così lontana quella sera di Giugno 2012 in cui ci siamo riuniti per decidere se farci carico di un fardello così grande.
Ci siamo sentiti piccoli di fronte ad un impegno così immenso ma ci siamo guardati attorno e abbiamo capito che assieme avremo potuto farcela. Con le speranze di tanti e i dubbi di alcuni ci siamo aggrappati al nostro coraggio promettendo a noi stessi che avremo fatto il possibile per mantenere vivo quel progetto.
Abbiamo alzato la mano e votato per acquistare un appartamento, per acquistare un sogno, per acquistare una speranza.
Ci sono stati pennelli a imbiancare, stracci a pulire, sudore a trasportare mobili ma, come una gomma su un tratto di matita tracciato su di un foglio, quella prima telefonata di richiesta alloggio a cui abbiamo potuto dire si ha cancellato tutto il ricordo della fatica e delle preoccupazioni in un attimo.
Con le prime lenzuola sgualcite, con i primi profumi di cibo usciti dalla finestra della cucina, con le prime luci accese la sera per cenare attorno al tavolo in compagnia o a leggere un libro a letto in silenzio, con la prima
valigia posata sul pavimento dell'ingresso tutto ha iniziato ad avere un senso.
Prima facevamo piccoli sogni, ora che abbiamo imparato a sognare i nostri sogni si sono fatti grandi e tendono sempre di più all'infinito.

Vera

20 gennaio 2013

I piedi nelle pantofole e la testa tra le nuvole

Mattinata di turno in tana a mettere a posto e ordinare giochi che ci hanno donato, arriva una volontaria per fare un saluto, una ragazzina per navigare su internet, intanto i panni sono stesi al sole ad asciugare...è uno degli ultimi giorni dell'anno ma c'è un sole da fare invidia alle più belle giornate primaverili.
Arriva una mamma entra, lascio da parte il riordino per dopo... le sorrido e lei mi chiede se abbiamo dei puzzle per la sua bimba che in ospedale si sta annoiando un sacco, vorrebbe già essere a casa, la sua sorellina gemella l'ha aspettata per aprire i regali portati da babbo Natale ma non sa ancora quanto riuscirà a resistere. Vedo cosa abbiamo, fortunatamente una donazione arrivata da poco ci ha rifornito di giochi e puzzle nuovi. Tra le varie cose trovo un fantastico set per fare gioielli perfetto per far passare il tempo ad una bimba. La mamma è contenta, prima di andare via ci prendiamo un caffè scambiano quattro chiacchiere...in questi giorni le altre associazioni che erano solite badare ai piccini mentre i genitori si prendevano un attimo di respiro non si sono viste per cui le risulta difficile allontanarsi e lasciare la bimba da sola. Finito il caffè scappa dalla sua piccola con il bottino di giochi in borsa tutta soddisfatta.
Passano le ore e nel primo pomeriggio ritorna raggiante, hanno giocato un sacco e ora è arrivata una volontaria per cui lei si è presa una pausa per un altro caffè...ma il bar dell'ospedale mette tristezza per cui è tornata qui in tana dove ha trovato calore e accoglienza. All'ultimo si è accorta di essere uscita in pantofole ma sorridendo ha continuato verso la Tana...in fondo qui è come essere a casa e con le pantofole ai piedi si sta che è una meraviglia a casa.
Ci piace pensare, che all'idea di una posto accogliente in cui farsi coccolare, i nostri ospiti si lascino alle spalle un po' di preoccupazioni, facendosi avvolgere da quella leggerezza che gli permettere di avere la testa tra le nuvole!
Vera

16 gennaio 2013

Ma chi è Gigio?

Ormai in band mi conoscono tutti col mio soprannome, Gigio, tanto che rimangono sempre molto sorpresi nel momento in cui, stringendo la mano ad estranei, pronuncio il mio vero nome: Gianluigi. In effetti è difficile distinguere realmente dove finisce uno ed inizia l'altro, perché in fondo si influenzano a vicenda.
Detta così sembra che soffra di sdoppiamento di personalità, ma in realtà non è così. Quando sono entrato in band avevo bisogno che certi lati del mio carattere uscissero fuori, perché frenati un po' dall'ambiente in cui sono abituato a muovermi, rinchiusi in schemi rigidi fatti di programmazione e logica matematica. Ovviamente non rinnego quella "rigidità" e quando posso la riporto anche in band ad esempio cercando di rispondere ai messaggi, cercando di mantenere gli impegni presi e gli orari, seguendo le regole, ecc... Questo è il Gianluigi ligio e preciso (così mi definiscono molti anche a lavoro).
L'originale Gigio
Al lunedì sera invece si scatena Gigio: indossa una corona rossa di panno, una maglietta con 4 colori e porta una borsa di tela bianca con disegnato un orsetto che gioca a pallone... Da quella borsa spuntano degli animaletti di pezza che in presenza di bambini molto piccoli rompono il ghiaccio, parlando, improvvisando passi di danza, facendo il solletico o assaggiando qualche manina o piedino... In realtà talvolta escono anche in presenza di adolescenti per rendere l'atmosfera meno seria; ad esempio Gigio esordisce dicendo :-"Ragazzo mio, tutti sanno il verso della mucca o del maiale, ma nessuno sa quello dell'animale che si nasconde in questa borsa!!! Tu sicuramente lo saprai!". Lancia la sfida in modo così spavaldo e arrogante che nessuno si tira indietro. Poi ride sotto i baffi e mostra prepotentemente la renna o il panda... E attende trepidante la risposta che non è ancora arrivata...
A volte Gigio si ricorda che deve essere serio per rendere la favola più credibile e quindi quasi come un maestro dalla voce squillante inizia a leggere... Non si accorge però che il tempo scorre perché è rapito dalle parole e dalle figure racchiuse in quel libro... La cosa strana è che quando Gianluigi legge la favola in libreria dura sempre 10 minuti, ma Gigio in una stanzetta è in grado di farla durare anche mezz'oretta... Voi penserete che è normale perché viene interrotto, ma in realtà no... Si perde in intonazioni, pause e mimi di azioni appena lette...
Ma c'è una cosa che accomuna Gianluigi e Gigio: la voglia di passare almeno 2 orette in ospedale insieme ai fidati compagni di avventura, di lasciarsi andare completamente anche a costo di apparire ridicolo e di mettere a disposizione parte del proprio tempo libero per le attività della band.
Gigio & Gianluigi

13 gennaio 2013

E se papà facesse gol?

E' stata una domenica molto diversa quella che sto cercando di descrivere, perché mi sono trovato per la prima volta in reparto con Claudio ed in un reparto a me poco familiare. Confidavo molto sull'esperienza del mio compagno ed in effetti da lui ho imparato che non esistono solo gli applausi, ma anche i mezzi e i trequarti... E scoprire che il trequarto di applauso coincide con il gesto che si fa comunemente aprendo il rubinetto mi fa sorridere ogni mattina!
In quella giornata abbiamo incontrato diversi bambini e genitori che ci hanno accolto in vari modi: chi più calorosamente, chi un po' sorpreso e chi ha preferito lasciar dormire il piccoletto dopo una giornata pesante, ma le ore pomeridiane sono volate in un soffio. Si sono alternati indovinelli, racconti di favole, giochi di magia, strani pettini di dimensioni enormi che incuriosivano i bambini e a volte "spaventavano" le mamme.
Oggi mi è tornato in mente una situazione che lì per lì non mi aveva colpito. Entrando in una stanza un piccoletto si era appena svegliato e quindi poco recettivo. Guardiamo la nonna per capire se fosse il caso di entrare e scambiamo due parole giusto per sapere il nome e l'età, ma alla fine decidiamo di comune accordo che non era il caso e salutiamo. La nonna però nei pochi minuti in cui parliamo ci dice che il padre gioca a calcio.
Sto uscendo dal reparto quando mi ricordo che a quella nonna non ho lasciato nessun regalino e nè tanto meno accennato dei servizi che la tana dell'orso offre gratuitamente a tutte le famiglie dei degenti e così sono rientrato... So che il piccolo non è in grado di giocare e così ho cercato di essere estremamente sintetico. Poco prima di uscire però mi rivolgo direttamente a lui chiedendogli:-" Che cosa si fa se papà fa gol?" e inaspettatamente un urlo forte e convinto esce dalla sua bocca :- "Per papà...  Oleeeeeeeeeeeeeeeè!".
Un  sorriso si è disegnato sulla bocca della nonna che fino ad allora mi era apparsa un po' preoccupata e stanca, mentre a me è rimasta una grande soddisfazione che ancora adesso ricordo con immenso piacere. Non so se il papà abbia segnato veramente, ma spero tanto che quell'urlo sia arrivato forte e chiaro alle sue orecchie come se in quel momento quel figlioletto fosse con lui ad incitarlo.
Gigio

9 gennaio 2013

Il ricordo

Un nuovo anno è già incominciato e come spesso faccio tiro le somme di quello appena passato. A volte faccio più fatica a ricordare, qualche volta di meno, ma qualcosa la devo trovare sempre per ripartire proprio da lì. Mi ricordo qualche nuova conoscenza, mi ricordo qualche gesto di amicizia, mi ricordo qualche cena particolare... Ma mi rendo conto che molti dei miei pensieri erano incentrati su me...
Quest'anno invece posso aggiungere degli occhi azzurri e dei ricci biondi di un neonato che ha sorriso alle marionette a forma di maialino, che ha sorriso quando la mia faccia si è coperta con un libro trasformandomi in una mucca e poi in una pecora ed in altri buffi animali... Non mi era nuovo quel viso, ma non ero certo fosse lui... Quando la mamma mi ha confermato che ero già passato da loro mi sono reso conto di aver lasciato il segno come lui l'aveva lasciato a me...
Devo aggiungere anche la faccia di una mamma che in ascensore ci ha riconosciuto... Il caso ha voluto che la coppia di persone che erano andate ad animare la stanzetta del suo piccino fosse proprio la stessa... Anche lì la stessa situazione... Le 3 persone in ascensore si fissano e sono certe di essersi viste proprio come in un grande déja Vu... Noi cercavamo di comprendere quale fosse stata la circostanza in cui ci siamo incontrati (purtroppo di reparti e situazioni facili ne abbiamo viste) ed avevamo il timore di aprire una ferita, magari rimarginata con tanta sofferenza... Poi il pensiero ci dice che magari fosse un'infermiera... Ed invece ci eravamo incontrati proprio in una stanzetta del Gaslini ed è apparso tutto più chiaro quando la mamma ce lo ha ricordato! Un po' di tristezza ci è scesa, perché voleva dire che erano ritornati di nuovo lì...
Questi sono solo due dei ricordi che mi sono riaffiorati alla mente, ma sono certo che rileggendo vecchi post di questo blog me ne verranno in mente molti altri! Spero proprio che molte altre famiglie mi fermino, non nell'ascensore dell'ospedale, non nella stanzetta, non nel corridoio che porta verso il bar, ma per strada con solo il lontano e felice ricordo di quale attività abbiamo fatto in quella stanzetta.
Gigio

6 gennaio 2013

Rincorrere per un sorriso

E' la vigilia di Natale e nonostante la famiglia ci aspettasse per cenare decidiamo di fare la nostra attività ricreativa in ospedale. Non lo facciamo per avere qualche riconoscimento particolare o chissà quale premio, ma semplicemente perché ci fa piacere esserci, perché ci fa piacere ridere e far ridere, perché ci fa piacere essere utili a persone che non ti chiedono nulla in cambio e che non hanno avuto la possibilità, come molti altri (me compreso), di scegliere dove festeggiare... Anche per loro è festa e anche per loro ci deve essere un sorriso raggiante e gioioso. Ecco perché ieri ho indossato un cerchietto con i pupazzi di neve, ecco perché Elisa aveva delle corna da cervo con il fiocchetto rosso... Ecco perché altri orsi si sono vestiti da folletti o indossavano cappelli di Babbo Natale.
Il pilota preferito
Le nostre aspettative erano di trovare un reparto vuoto, ma non è stato del tutto vero... Il numero di bambini presenti era lo stesso degli altri giorni e il pensiero un po' mi intristisce, ma devo dire che Elisa ed io abbiamo cercato di fare di tutto per portare quella gioia che almeno la vigilia di Natale c'è sempre in attesa di un'apertura di un regalo natalizio, nell'attesa di scoprire Babbo Natale con le mani in pasta...
In reparto si nota subito la nostra presenza... "Strani individui vestiti in modo buffo si aggirano in reparto... Indossano strani cerchietti in testa ed una maglia coloratissima... Babbo Natale non è proprio vestito così, ma anche loro hanno una borsa stracolma... Magari non mi sono informato e la moda è cambiata..." Questo potrebbe essere il pensiero del ragazzino che ci ha visto e rincorso per il corridoio temendo che non andassimo da lui... Non avremmo mai potuto non salutarlo!
Ci ha rincorso, ci ha guidato verso la sua stanza, ci ha insegnato a guidare una macchina, ha ascoltato la storia del gatto e della tigre, si è divertito nel vedere come il buffo Gigio non sapesse guidare una macchina immaginaria (eppure dovrebbe avere la patente)... Ha trascorso con noi una ventina di minuti studiandoci un po' come si fa quando non si capisce bene cosa stia succedendo... Il suo intento era uno solo: capire chi erano quei personaggi che erano davanti ai suoi occhi e a quelli della mamma.
Noi non lo sapevamo ancora che quello era il giorno speciale: il suo compleanno e ci tenevi a passarlo in nostra compagnia. Grazie mille di averci inseguito, grazie mille di averci chiesto di entrare e di non aver badato troppo all'aspetto un po' goffo... grazie mille di averci accolto nonostante tu non fossi proprio piccolino, ma già un'ometto di ben 11 anni e abilissimo ad andare in macchina!!! Grazie mille per aver reso la nostra vigilia interessante. Ricordati, però, che il prossimo anno vorremmo essere invitato alla tua festa di compleanno, ma non dove ci siamo incontrati per la prima volta, ma proprio nel ristorante più rinomato della tua città!
Buon Compleanno piccolo-grande pilota.
Gigio

2 gennaio 2013

Un regalo speciale

Una giraffa per regalo
È la vigilia di Natale siamo in ospedale per il consueto giro di favole della buonanotte, io Carolina e Bea abbiamo all'ultimo cambiato reparto: in ortopedia erano tutti in dimissione per fortuna. La sorte ci ha fatto scegliere per un reparto vicino e forse popolato di bimbi anche nella notte di Natale: l’osservazione del pronto soccorso.
Troviamo le infermiere un po’ sorprese e un po’ felici di vederci li anche la sera del 24 dicembre. Via libera per le stanzette; proviamo a iniziare l’animazione in una delle stanze occupate ma dopo pochi minuti trascorsi con una famiglia nigeriana l’infermiera richiama la nostra presenza in una stanzetta dell’isolamento dove una bimba è appena rimasta da sola: la mamma è andata via e il papà non è ancora arrivato.
Ci affacciamo alla stanzetta lei è lì (5 anni circa) sul suo lettino circondata da alte protezioni trasparenti, è seduta senza neppure appoggiarsi ai cuscini, con occhi misti tra il duro e l’assonnato. Entriamo lei non ci accoglie e non ci caccia, rimane immobile a fissarci ci osserva con sguardo severo senza proferir parola: è come se ci lanciasse una sfida. Ci muoviamo lentamente misurando ogni parola e ogni gesto cercando di captare da lei un minimo segnale di partecipazione che sia di accettazione e di rifiuto ma nulla. Il suo silenzio ci pesa come una zavorra che ci fa volare a fatica con la fantasia... ma siamo tre, siamo insieme ce la possiamo fare così non ci perdiamo d’animo.
Non ci dice il suo nome ma Carolina furbamente lo legge dal bracciale, neppure sentirsi chiamare per nome intacca quel gelo verso di noi, rimane impassibile come se avessimo detto un semplice “bambina”.
Come se nulla fosse continuiamo: è deciso leggiamo una favola, lei neppure in questo caso si lascia andare a segnali che ci facciano capire se per lei è cosa gradita così proviamo a portare avanti la nostra proposta, sempre in punta di piedi pronte e richiudere il libro immediatamente. L’aria è decisamente tesa, più che in un combattimento… la scelta della favola ricade su un libro a cui sono molto affezzionata: “Io mi mangio la luna”.
In copertina una grossa luna piena alta e fiera nel cielo buio viene osservata da un animale che la guarda desiderosa, ci soffermiamo sull’immagine fingendo  di sbagliare a riconoscere l’animale e mentre tutte e tre, abituate da quel suo silenzio, ci alterniamo in nomi di animali ci arriva inaspettata una parola che ci lascia di stucco  “GIRAFFA”!
Si è proprio una giraffa… rimaniamo  qualche secondo in silenzio, qualche secondo che mi sembra durare un’eternità, siamo allibite e stupefatte da quella vocina decisa che pronuncia ad alta voce il nome corretto dell’animale, così all’improvviso e rompe quel silenzio di ghiaccio che la circondava. Facciamo fatica a riprendere, quella parola ci ha colto di sorpresa, ci ha emozionate a tal punto che ci viene da piangere ma ci tratteniamo, apriamo il libro e iniziamo la lettura ora ci sembra tutto in discesa…la favola va avanti lei partecipa un po’ di più ma per noi quel poco è già una grande conquista.  Ad un certo punto si affaccia anche  il papà ci guarda con sguardo complice e dice “è dura” non sa che per noi lo scoglio più grosso è già stato superato! Papà prende in braccio la sua bimba eliminando così anche quella barriera trasparente che la divideva da noi.
La favola prosegue fino al suo lieto fine, nella stanza è scomparso il silenzio tutti parlano, lo sguardo della nostra piccola amica si è fatto partecipe e si è illuminato, le sue parole ci risuonano in testa e ci sembrano il più dolce canto natalizio “scimmia, volpe, elfante” ma più di tutte una che per noi tre rimane il regalo più bello di questo Natale: GIRAFFA.
Ancora una volta la Band mi emoziona e sono 10 anni che continua a farlo…
Vera