Tutti insieme |
Sono passate le 20 da una decina di minuti e ce ne stiamo quasi per andare dal reparto, quando passando dalle infermiere incontriamo un ragazzino seduto in sala giochi. E' un po' triste e spaesato e non ha ancora capito cosa diventerà quella giornata... Siamo in 4 e ci chiediamo se siamo passati dalla sua stanzetta, ma la risposta corretta è no... Rimediamo subito ed entriamo immediatamente tutti in sala giochi!!!
Lo circondiamo per fargli vedere solo le nostre maglie colorate e cercare di lasciare il segno... Di sicuro ha capito che non eravamo persone "normali", perché chi girerebbe con in testa due fiori ed un piccolo bruchetto? Per non parlare di una corona rossa di panno o un cappello da giullare?! Il piccolo però è ancora troppo sconvolto e la mamma ci spiega come è stata la sua giornata pesante... Ma noi non ci arrendiamo...
Proviamo a farlo giocare con un libro per trovare degli oggetti nascosti, ma niente... E' troppo scosso e cerca di farsi vedere forte non tanto ai nostri occhi, ma a quelli della mamma che è lì affianco. Trattiene il nervosismo rimanendo in silenzio e rispondendo in modo stringato alle nostre domande e si illumina un pochino quando si parla di cibo o della sua squadra del cuore!
I minuti passano e purtroppo inizia a realizzare che probabilmente quella notte dovrà restare lì suo malgrado e non bastano gli abbracci della mamma ad interrompere il suo pianto e rincuorarlo...
Sono lì inerme... Non so che cosa dire o fare... Provo con una marionetta a farlo sorridere... Di solito qualche risata la suscita perché è strano sapere che sono diventato principe grazie ad una principessa di pezza che mi ha donato molto spontaneamente il suo regno... Per un po' questa principessina dalla vocina un po' stridula riesce a distrarlo, ma non appena l'infermiera dice che gli mostrerà la sua stanza ricomincia il pianto...
Non è una storia allegra e per fortuna nemmeno una di quelle dove il lieto fine appare lontanissimo (per fortuna), ma sono questi piccoli episodi che spingono me e tutti gli orsi a continuare, ad essere presenti anche nei giorni di festa, nei weekend, ad insistere anche dove si ha un primo rifiuto, perché dietro ad uno sguardo forte spesso si nasconde una debolezza non manifestata come questa appena descritta...
Ed ora che sono a casa, a mente fredda mi viene da riflettere su quanto sia difficile digerire il dover dormire fuori dalla propria stanza, dal proprio letto, in mezzo ad altre persone che non conosci e che forse non avresti mai voluto conoscere...
Spero solo che la tua serata sia stata tutta in discesa e che quella pasta al sugo, che non volevi mangiare subito, ti abbia fatto sentire un po' più a casa e al sicuro.
Gigio
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