29 aprile 2012

Una lunga e speciale domenica


Quelli trascorsi sono stati giorni difficili a causa della scomparsa di Alessandra. Una ragazza con cui avevo intrapreso il mio cammino nella Band dovevo conoscerla ancora molto ma era e rimarrà un pezzo della Mia Band. Domenica abbiamo "sfruttato" la Family Run per "salutarla" tramite una sua passione sfrenata: correre. Ho trovato l'iniziativa veramente bella e ringrazio chi ha pensato alle spille con l'orsetto che corre ;) 
Come in tutti gli eventi band fatti fin'ora ho trovato il calore di una seconda "famiglia" di cui avevo proprio bisogno!


E dopo l'affatticamento mattutino al pomeriggio reparto con Claudio! Domenica dopo domenica mi appassiono sempre di più a questa attività e vorrei dire ai genitori che ringraziano che per noi è un piacere esserci e il sorriso del figlio è la ricompensa pià bella! Una ricompensa bella è stata anche la frase che mi ha rivolto una bimba con qualche handicap mentre stavamo giocando.


Alla fine di queste brevi riflessioni voglio lasciare un pensiero ai genitori della Ale che abbiano la forza di andare avanti e che ora c'è un Angelo in più che veglia su di noi. Adesso ci saremo ancora più di prima per lei!
Giorgia B.

25 aprile 2012

La maratona insieme alla band

Domenica mattina, sveglia alle ore 7,30 dopo circa cinque ore e mezza di sonno mi sono buttata giù dal letto.
Tutto bene, doccia colazione, preparo lo zaino:  sta mattina vado alla family run per correre  3 km e 500 mt con i miei amici orsetti.
L’ Expò è pieno di gente molto molto ginnica, penso  che sicuramente farò una brutta figura, ma pazienza,  l’ importante questa volta più che mai è partecipare, è esserci.
Ore 9,30  vestizione:  appuntiamo sulla nostra bella maglia colorata la pettorina con il numero di gara e una  dolcissima spilla che è la ragione per cui corriamo.
I maratoneti domenicali in onore di Alessandra
Ore 10,00 ci siamo  tutti, il Brusco con la maglia della Band (!!!!), ‘ Manolo ‘   che ci fotografa e siamo pronti per partire come delle schegge!
E meno male che ogni tanto vado a correre… perché la partenza sprint mi ha scoppiata letteralmente!
Un gruppo di orsi è lanciatissimo io sono un po’ indietro con Letizia .. dietro di noi qualcuno che passeggia.
Che bello correre nel centro storico, slalom tra i passeggini, occhio ai bimbi che corrono di qua e di là… “ dai   corriamo ancora un po’ “ decidiamo di  riprendere a correre dopo l’ inaffrontabile Vico San  Matteo!!!!
San Lorenzo di corsa ( evviva le discese J )

ARRIVO ARRIVOOO !!!
Paonazzi ci siamo tutti, belli sudati e colorati, contenti e sorridenti.
Chiacchieriamo un po’, acqua e succo, noccioline, gadgets , foto…. Ed è l’ ora di tornare a casa! SODDISFATTI ! Bravi Orsetti ginnici!

Quello che mi piace della band è che non c’è bisogno di tante parole.
Quello che facciamo spiega già tutto.
Quello che facciamo sostituisce  con un sorriso le parole tristi..

Grazie Band !! <3
Fede B.

22 aprile 2012

Ed ora che sono dentro alla band?

Ormai è un anno e qualche mese che sono dentro alla band e non me ne sono nemmeno accorto... Ripenso a come ci sia arrivato: non stavo passando un bel momento, tutto sembrava andare storto, sembrava tutto impossibile... Ed invece è arrivata la band. L' ho cercata e mi ha aperto la porta della casetta, mi ha accolto con un corso un po' astratto, ma mi ha convinto e non si è limitata solo a questo...
Ecco dove è iniziato tutto
Non è solo un paio di ore del mio tempo libero, ma qualcosa di più. E' un insieme di persone di varie età che dimenticano tutti i malumori e che ogni volta che mi incontrano sorridono, mi parlano, giocano e scherzano con me e non se la prendono se ad esempio non rispondo ad un fortissimo saluto fatto col clacson della macchina oppure ad una sbracciata nel ristorante per farsi notare dai miei occhi stanchi e assopiti nei miei pensieri.
E' un ambiente in cui ho scoperto cosa voglia dire fare gruppo sempre e comunque: non importa se non ce la faccio perché ho avuto una giornataccia a lavoro, ma un ultimo sforzo lo posso ancora fare per andare a vedere i miei compagni, perché sono certo che loro hanno piacere nel vedermi e che non me ne pentirò.
E' diventata una seconda famiglia con cui trascorrere il mio tempo libero e non importa se in reparto, se in tana o ad un evento esterno, nè tantomeno se avrò a che fare con persone che non ho avuto il piacere di conoscere, ma sono certo di potermi fidare, perché siamo parte della stessa famiglia e abbiamo tutti lo stesso obiettivo. Una famiglia in cui ho capito meglio cosa voglia dire essere delicati e il rispetto dei propri e degli altrui spazi.
Ma la band non si è limitata solo a concetti teorici: mi ha anche insegnato a fare degli animaletti con i palloncini; mi ha fatto conoscere il fascino e il piacere dell'arte degli origami. Mi ha fatto riapprezzare i libri con le figure, perché aiutano ad immaginare... e soprattutto quanto siano belli i libri per bambini; all'apparenza banali, ma che nel momento in cui te li raccontano ti attraggono e ti rapiscono.
Ed ora a distanza di un annetto che posso dire?! GRAZIE A TUTTE QUELLE PERSONE DELLA BAND che hanno creduto ad un ragazzo spaventato dall'ambiente ospedaliero e un po' spaesato perché si stava avvicinando ad un mondo molto distante da lui, fatto non di numeri, calcoli, decisioni da programmare, ma di tanti sogni uniti alla sana razionalità.

18 aprile 2012

La mia più bella serata in reparto

Questa non è proprio la mia prima volta, ma non così distante!!
Ho deciso di condividere questa serata perché è stata una delle volte più belle se non la più bella stanzetta che io abbia fatto finora …
Era un caldo lunedì di agosto, in Reumatologia con Luca e avevamo già fatto qualche stanzetta difficile ma questa è stata impagabile…

Ci sono degli antefatti. Quando eravamo nella seconda stanza, arrivano due bambine e ci chiedono se faremo il giro delle stanze o se andiamo in sala giochi. Si vede che sono impazienti. Diciamo che faremo il giro. Dopo un po’ viene il papà con la bambina e ci chiede conferma del fatto che visiteremo tutte le stanzette.
Mentre siamo in corridoio a intrattenere un neonato, le due arrivano vestite con cappa, guanti e mascherine e prima cercano di spaventarci, poi con la carrozzina vanno a sbattere contro Erica.
Quando usciamo dalla settima stanzetta loro sono già lì ad aspettarci.
In quel momento esatto arriva la bambina della stanzetta degli origami. Ha completato il gioco di Erica e vuole leggerci il futuro. Dopo che Luca ha difficoltà a scegliere un numero e si incasina con le somme, dalla contemplazione dellorigami emergono verità sconcertanti: Luca farà il pompiere, come una delle bambine. Erica la guardia forestale e laltra bambina la designer.
Questo ci dà spunto per il gioco. Luca è esaltato dallidea di fare il pompiere e vuole subito fondare una sua caserma.
Nel frattempo ci spostiamo nella stanza delle bambine dove cè anche una ragazzina che disegna. Dopo poco si fa coinvolgere e ci confessa di essere una nuotatrice e di vivere nellacqua. Luca è infuriato con i genitori che non le han comprato manco un letto e la invita ad unirsi alla sua squadra di pompieri. I pompieri POMPIERE (pompiere è il cognome).
Non si fa in tempo a entrare in caserma che cè subito una chiamata al cellulare. Luca risponde e dallaltra parte cè la guardia forestale Erica alle prese con un brutto incendio. Luca si dimentica di chiederle dovè lincendio per 5 chiamate di fila. Poi finalmente interviene con i suoi aiutanti. Ci si cala dal tubo, si mangia una pizza e si calcolano le tariffe d’intervento.
La designer mostra i portentosi mezzi di locomozione della famiglia POMPIERE: lautobotte coi cuoricini rossi, lelicottero mimetizzato con lerba, e il Canadair di hello kitty. Erica richiama disperata e i pompieri decidono di intervenire gratuitamente con il Canadair. Luca sputa sullincendio e…il papà che passava di lì inizia a schizzarci e bagnarci con lacqua del rubinetto (è stato un momento fantastico!!)
Non facciamo in tempo a tornare che la bambina designer richiama la caserma per un secondo incendio nei pressi del precedente. Luca ipotizza che ci sia un piromane in libertà e poi si va a mangiare la pizza. Erica prende il comando ma poi si addormenta.
Il panico è palpabile, lincendio divampa e viene catturata una mamma che è chiaramente il piromane. Alla fine laltra bambina pompiere carica lautobotte e saliamo tutti sopra. La ragazza nuotatrice guida in modo spericolato, facciamo freni a mano, ci cappottiamo, facciamo 360° 180° curve al limite. Alla fine arriviamo sul luogo dellincendio. Luca scende ma Erica apre lacqua e la pressione fa volare Luca per tutta la stanza attaccato al tubo. Dopo molte volte di questa pantomima finalmente Erica prende in mano la situazione e spegne lincendio. Una faticaccia.
Nel frattempo Luca torna in caserma e si arrampica sul palo seguito dalle ragazze ed è uno shock scoprire che cerano le scale mobili.
A questo punto cè unaltra chiamata ma Luca ha fame e si fa un gelato. E anche gli altri pompieri sono daccordo. Daltronde la famiglia Pompiere ha deciso in modo autonomo di fare i pompieri. Il gelato al cioccolato è presto pronto. Dopo averci messo soia latte ghiaccio e cioccolato, lo lasciamo nel freezer. Ognuno ha la sua porzione pure una bimba che era appena entrata. Erica rimane senza palline e Luca generosamente le sputa le sue in mano. Alla fine Luca lascia le chiavi della caserma alle bambine e lui ed Erica partono per altre avventure.”

Rileggendo il resoconto che avevamo fatto, mi rendo conto che alcuni dettagli me li ero dimenticati (ma non l’acqua, che è stata veramente inaspettata!!) ed è stato davvero strano…ma al tempo stesso l’emozione che ho provato quella sera, le risate, l’essermi divertita come una bambina anche io, come se fossi stata animata pure io…beh tutto questo non traspare da queste righe…forse è qualcosa che non si riesce a scrivere…ma rileggerlo me lo fa senz’altro ricordare!!
Erica R.

15 aprile 2012

Il choconcorso

14 Aprile ore 14:50 circa.
Palazzo ducale ci riserva lo spazio all'ingresso: lo spazio compreso tra i due porticati ben protetti dalla pioggia e un sufficiente spazio per allestire tutti i giochi (ben 8) più due banchetti: uno di accoglienza e l'altro di ritiro premi.
Si inizia proprio con un ampio catalogo di trucca bimbi: ci sono farfalle, tigri, coroncine da principesse ecc... ed ogni bambino può scegliere quello che gli piace di più.
Finito il trucco, si può iniziare a giocare. Ecco il tiro all'orso: una postazione molto colorata in cui i bambini devono centrare con un pallone di gomma piuma degli appositi buchi nella parete colorata. Ad ogni canestro un magnifico applauso accompagna i tiratori. Ci hanno assicurato che in quel gioco si sono scoperti degli ottimi e a volte inaspettati tiratori.
Uno sguardo a destra e si intravvede un piccolo prato verde rialzato... 3 buchi equidistanti...ed un martello in gomma piuma... Ognuno pensa: "Ma cosa mai sarà?!". Si dice al bambino di impugnare il martello ed osservare i buchi... Ed improvvisamente spuntano dei volti a turno... prima a destra... poi a sinistra... poi in centro... e poi di nuovo a sinistra... "Ah! Ora è chiaro!" pensano i bambini.... "Devo colpirli! E' proprio come il vecchio gioco delle talpe!"
Ora c'è una coppia di giochi in cui la mira la fa da padrone: i barattoli dell'orso e il bowling. Il primo è un gioco semplice e presente in tutti i luna park: con una pallina si deve riuscire ad abbattere tutti i barattoli col minor numero di tiri per poi passare al secondo gioco. 15 birilli schierati attendono con impazienza di essere abbattuti: unico obiettivo è quello di farli cadere col minor numero di tiri. E non importa a nessuno se ci si mette un po' di più, ma viene sempre apprezzato lo sforzo ed entrambi i giochi terminano con un fragoroso applauso per gli audaci giocatori!
Ed ecco poi 2 strane scatole con due fori frontali grossi come i polsi... "Chissà cosa c'è la dentro?" chiedono i bambini e capiscono che l'unico modo per capirlo è inserire le mani; improvvisamente all'interno si riescono a distinguere degli oggetti... Si legge negli occhi dei bimbi:- "Forse riesco a capirlo... Dammi un minuto che lo riconosco!".
Ancora stupiti dall'aver indivinato l'oggetto... i loro sguardi vengono rapiti da un grandissimo dado rosso ed un libro enorme intitolato "C'era una volta una fiaba...". Il gioco consiste nel tirare il dado e ad ogni numero corrisponde un corto dialogo tra due personaggi famosi delle fiabe. Lo scopo è finire per pochi minuti in un mondo incantato e immedesimarsi in questi personaggi per poi indovinare in quale fiaba siamo finiti.
Subito dopo si vede un bancone pieno di pennarelli, una pentola magica con acqua colorata e poteri magici sbiancanti per le mani dei bambini, una marea di fogli in cui imprimere tante impronte color cioccolato... si proprio come nei viali più famosi di Hollywood! Dovete sapere che tutti i bambini presenti per noi sono delle vere e proprie star e quindi meritano un po' di riconoscenza!
L'ultimo sforzo consiste nel percorrere un piccolo sentiero tenendo stretto tra le labbra un cucchiaino con sopra un cioccolatino senza farlo cadere. Ovviamente dopo tutto questo sforzo è necessario avere una ricompensa e come negare ai partecipanti la soddisfazione di assaggiare quel cioccolatino che non hanno fatto cadere?!
La giornata termina con un uovo di cioccolato per aver superato con grande maestria tutti i giochi e partecipare ad una seconda estrazione dedicata solo ai presenti.
Un mago buffo estrai i fortunati numeri e, con nostra grande soddisfazione, una nonna con una graziosissima ed educatissima bambina vincono un magnifico uovo di Pasqua più alto della giocatrice ancora incredula della giornata appena passata! Siamo contenti per lei!
Vi diamo appuntamento al prossimo choconcorso e tornate numerosi!

13 aprile 2012

Ad Alessandra che amava correre e sorridere

Alessandra
La morte non è niente di Henry Scott Holland

La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Ciao Ale.
La Band

8 aprile 2012

Il corso è finito... Mai scelta fu migliore di questa

Era settembre, ero appena tornato dal mare, e guardavo l'orologio scorrere veloce mentre il tempo per decidere poco a poco diminuiva. "Ma perché....chi me l'ha fatto fare di mandare quella mail...non potevo lasciar perdere....?" Mi preparavo...ero agitato... "E se non li trovo neanche? Dove dovro' andare? E se arrivo in anticipo? In ritardo?" Scendo le scale di casa e arrivo davanti allo scooter... "Sono ancora in tempo... posso anche andare nei vicoli... tanto ci sarà un sacco di gente... non si accorgeranno che manco... E comunque non é obbligatorio andare stasera...." Metto in moto e parto, dopotutto fino a Brignole la strada é la stessa... ho ancora almeno 10 minuti per decidere... lo stomaco é in subbuglio...
"Pero' dovrei andarci, quanto é che non faccio una cosa da solo? Devo trovare il coraggio dai..." In realtà avevo già deciso da un po' cosa fare... ma avevo ancora paura... sono così, mi rincuoro, dicendomi che posso sempre cambiare idea all'ultimo...non lo faccio mai... Sono fortunato, sono tutti lì davanti all'entrata e c'é un gruppo di persone, novizi come me. Subito mi arivano un sacco di sorrisi, e insieme ad altri passo l'ingresso e comincio a salire... Ci sono già gruppetti... io non conosco nessuno... sono a disagio... Arrivo in aula magna, oh mio dio sono tutte ragazze... che faccio?... dove mi siedo? Sono già impanicato... Vedo un'altro ragazzo... sembra spaventato come me... mi siedo vicino a lui.... "Ok ok...stai calmo...il piu' é fatto... rilassati... fai qualche battuta... bravo bravo" Poi inizia la presentazione... "Ma dove sono capitato? Non si capisce un tubo... Ecco che fa sto tizio con la barba? Chiede al pubblico di dirgli cos'é l'associazione? No dai... Speriamo non mi chiami... Non può chiamarmi come fa a sapere come mi chiamo? Dai e poi alle superiori me la cavavo sempre... usa la vecchia tecnica... Non mostrare che vuoi star zitto, ostenta indifferenza... bravo... la maglia é azzurra....ok non dovrebbe attirare l'attenzione...."
"Cos'é la Gaslini band Band? Ce lo dice......Luca" "Ma porca trota... ok sono viola... ok se ne sono accorti tutti e stanno ridendo.... Va bene, approfittane per pensare...." "E' un gruppo di amici che aiutano i bambini del Gaslini" "Potevi dire qualcosa di più intelligente no? sembra una definizione di terza elementare...
mah..." Poi la serata continua, parla il Brusco, non si capisce niente di quello che dice, si commuove e perde il filo del discorso... Torno a casa, bisogna fare delle selezioni... "Ci vado? Non sono bravo nei colloqui, posso anche non andarci... ci sono altri che magari son piu' motivati di me... potrei rubar loro il posto... Posso ancora decidere...."
...
E' fine Febbraio, scendo le scale... é l'ultima volta... almeno l'ultima del corso... Arrivo in aula magna con passo sicuro, come sempre sono il primo... 
"Per fortuna quel giorno ho mandato quella mail..." E mentre, poco a poco, entrano tutti i miei compagni di avventura, penso solo che é una delle poche volte nella vita che non ho dubbi...
sono esattamente dove dovrei essere...
Luca

4 aprile 2012

Il mio lunedì speciale

La mia energia per un vostro sorriso,
la mia vitalità per una vostra speranza,
il mio tempo per un pizzico della vostra felicità.
Vorrei donarvi di meglio,
ma non ho niente di più.


Non credo che mi riconoscerete,
non credo che ricorderete il mio volto,
ma di sicuro la mia maglietta colorata e buffa,
le favole, le chiacchere...
quelle non passano inosservate.


Spero ricorderete ciò che ho tentato di donarvi:
quell'energia che ho conservato proprio per voi,
per voi che mi avete accolto nella vostre stanze,
per voi che vi siete stupiti delle mie carte magiche,
per voi che mi avete sorriso.

Non chiedetemi perché lo faccio:
un timido e contagioso sorriso,
un grazie sussurrato,
un riconoscente saluto,
un caloroso abbraccio dei vostri cari
sono già ottime motivazioni.

Grazie a tutti voi
per trasformare un lunedì qualsiasi
in una giornata veramente speciale.
Gigio

1 aprile 2012

Atarassia, letteralmente significa assenza d'agitazione.

Doppio arcobaleno
Io ero agitato. Silenzioso certo all'apparenza ma in pieno subbuglio. Quasi non vedevo le scale, l'ascensore, l'ufficio del Brusco, i miei compagni di viaggio, troppo concentrato sulle mie sensazioni, troppo preoccupato di non esser all'altezza.

Dicono che la prima volta non si scorda mai.
E' vero, si crea un legame invisibile, un' indissolubile scia di magnetismo e di fiducia. 

Il cuore batteva piano mentre entravamo nella stanza dell'amministratore di condominio.
katia si lamentava dei vicini scortesi, dell'ascensore poco funzionante. L'amministratore segnava tutto sulla sua cartellina mentre io non potevo che essere completamente d'accordo. Poco dopo mi sono ritrovato ad una partita di pallavolo. Non sono un grande esperto, così era Katia a spiegarmi le regole, mentre si parlava del Cuneo e di come avesse facilmente veleggiato verso lo scudetto. Un piccolo tifoso si eccitava al parlarne e mi riprendeva per le mie lacune.
Non si smette mai di imparare, pensavo un poco più sciolto mentre con Katia cominciavamo a giocare al "Gioco così". Non lo conoscete? E' un gioco spettacolare in cui palleggiando camminando all'indietro bisogna scontrare gli avversari ed evitare di fargli fare canestro. Katia era bravissima. Poi mentre davo da mangiare ad un topolino delle patatine al formaggio successe una cosa pazzesca, una renna si materiallizzò davanti a me. Io avevo un po' paura, non avvo mai visto una renna dal vivo. Tentando di accarezzarla fui sbadato e misi un dito nel naso di Rennato. Katia così, mentre la nostra prima volta insieme stava per finire, mi portò a mangiare una pizza, che cucinammo tutti insieme. Poco importa che il cuoco facesse esplodere la pasta tentando di farla lievitare con la pompa della bicicletta. Atarassia, letteralmente significa assenza d'agitazione. Non so se fosse agitazione quella che provavo a quel punto, di certo ero pieno di emozioni, e portavo via con me piccoli tasselli donatomi dai bambini appena visitati, di certo ero felice.
Luca