30 dicembre 2012

Prendi un sorriso

Il sorriso che vola in alto
Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente, fa' bagnare chi vive nel fango.
[...]

M. Gandhi

Con queste parole vi auguriamo buon anno sperando proprio che nel 2013 prenderete i nostri sorrisi e li porterete sempre con voi così come noi custodiremo i vostri.

Felice e sorridente 2013.

La Band degli Orsi

26 dicembre 2012

La Band e quel senso di poter fare

Mi guardo indietro, in questo lungo anno di Band.
Guardo indietro e trovo 12 mesi pieni di Band.
Pieni di turni in Tana, di sere in reparto, di giornate agli eventi esterni, di organizzazione seduta alla scrivania, di telefonate.
12 mesi pieni di sorrisi, di lacrime, di gioia, di tristezza, di tenerezza, di affetto, di amicizia, di incomprensioni, di profonda comprensione.
Mi volto e non riesco molto a ricordare come potessi stare senza Band.
Senza quel qualcosa in più che la Band dona.
La mia vita da volontaria è vissuta, è un fiume in piena che ha cambiato per sempre una parte di me.
In questo 2012 pieno di Band, ho imparato a non aver paura di esprimere me stessa, ho imparato a tenere testa ai sogni, ho imparato a versare qualche lacrima trovando spunti dalla sofferenza, trovando un aggancio per ripartire.
La Band mi ha insegnato a credere fermamente, a pensare che davvero tutto sia possibile.
Credendo a ciò, ho visto la realizzazione di molte cose impossibili: ciò che pareva utopistico, con la forza di molti si è trasformato in desideri realizzati, sogni da sognare e compiuti.
A volte è difficile. A volte è doloroso. A volte è incredibile.
Più spesso è unicamente indescrivibile.
Ora so solo che difficilmente vedrei la mia vita senza questi colori, che difficilmente trascorrerei le giornate con questa spinta a fare, ad agire, a realizzare.

La  Band è così: ti insegna il senso di poter fare.
E quando fai tuo questo pensiero, non ti vuoi fermare.

Elisa P.

23 dicembre 2012

Lo splendore dell'amicizia

Lo splendore dell'amicizia 
non è la mano tesa
nè il sorriso gentile
nè la gioia della compagnia:
è l'ispirazione spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede in noi
ed è disposto a fidarsi di noi.
R.W. Emerson

E' con queste parole che vorremmo augurare a tutti i nostri amici buone feste.
Grazie per aver creduto in noi.

La Band degli Orsi

19 dicembre 2012

In un gruppo di amici

La band è un luogo molto particolare, perché non ha una vera e propria sede, ma riesce sempre a ritrovarsi. Qualche volta ci si vede in casetta, qualche volta in aula magna, qualche volta in tana, qualche volta in un teatro, qualche volta ad un evento esterno... Insomma non sono i luoghi che ci uniscono, ma le circostanze.
Questo modo di essere gruppo è travolgente: anche la persona più riservata e timida si lascia andare. Forse dipende dalla predisposizione all'ascolto di tutti i volontari, forse dal sorriso che contraddistingue ogni orso, forse dalla leggerezza nel travestirsi e lasciarsi andare con gli altri, forse dalla delicatezza con cui si affrontano certi temi oppure più semplicemente dall'idea positiva che le persone si sono fatte di noi!
Sta di fatto che un venerdì prima di andare in assemblea ho potuto assistere ad una scena molto genuina che mi ha fatto riflettere sul concetto di amicizia. In tana erano presenti tre volontarie che la frequentano molto spesso e si muovono con gran disinvoltura in quell'ambiente. Un'oretta prima della chiusura arriva una signora con un piccoletto e i volontari la accolgono con calorose e affettuose parole. Avevo capito che non era una persona a loro indifferente, ma non immaginavo che fosse nata tra loro una bella complicità che si instaura tra amici di vecchia data.
E' stato molto bello assistere alle chiacchiere tra loro e il modo in cui queste persone si stavano sostenendo a vicenda. Il legame che si è instaurato è stato così forte che anche per la mamma e il piccoletto è venuto del tutto naturale mangiare una pizza in loro compagnia e poco importava se in quel momento c'erano degli "estranei" che ascoltavano... Estranei per modo di dire perché in realtà erano tutti volontari (me compreso) che vedevano quella famigliola per la prima volta quella sera.
In quel momento ho avuto la conferma di cosa effettivamente sia diventata la tana dell'orso. Che non fosse semplicemente un luogo dove si sbrigano le faccende domestiche l'avevo capito, ma non avevo immaginato che potesse divenire anche un luogo dove si possa mangiare una pizza insieme ai genitori proprio come in un gruppo di amici.
Gigio

16 dicembre 2012

Fragilità

Un pensiero comune a tutti i miei amici, ai colleghi di lavoro o ai conoscenti è quello che io sia una persona estremamente forte, perché ho scelto di dedicare il mio tempo libero all'animazione in un ospedale pediatrico. Anche per me l'ospedale non era l'immagine vera e propria della felicità e gioia,ma piuttosto un posto triste e doloroso da evitare; in parte ho ancora quell'idea, ma ho aggiunto altre fotografie decisamente più colorate che mi aiutano a varcare ogni volta quel cancello lato mare. Foto in cui compaiono ragazzi alti alti con una corona d'oro e orecchie da topo per trasformarsi in un re topo, cerchietti con dei fiori, orecchie da dalmata, con delle chele di granchio per trasformarsi in un pesce asino...
Non credo proprio di essere una persona forte caratterialmente, perché mi commuovo molto facilmente e tendo ad assorbire le sofferenze altrui, ma ho imparato a gestirle in modo proficuo. Ho imparato che non sempre serve chiudersi in un silenzio "esclusivo" per sistemare i pensieri, non sempre serve tirare su muri sempre più alti e robusti per sentirsi forti, rifare sempre le stesse azioni perché danno sicurezza, ma anzi...
Ecco la mia fragilità che esce prepotente: i muri che costruivo prima adesso sono di paglia e non più di mattoni, perché sono più facili da distruggere e permettono a chiunque mi cerchi di trovarmi con un semplice soffio. I silenzi non sono più estremamente esclusivi, ma tesi all'ascolto e a comprendere le parole di altri che hanno voglia di parlarmi per tirarmi su di morale, per aiutarmi o solo salutarmi. Anche la mia immagine da persona estremamente precisa sta cambiando e si sta trasformando in un qualcosa di più "umano".
Anche io quando ho inviato il questionario alla band pensavo di non essere abbastanza forte per reggere l'impatto visivo di un'immagine personale dell'ospedale, ma ho capito che la fragilità va mostrata alle persone che sono in grado di proteggerla e tutelarla proprio come un valore aggiunto. Ci è voluto tempo per capirlo, perché non mi sono mai inserito in un gruppo grande e variegato come quello della band, ma adesso so a chi e come confidare la mia fragilità.
Gigio

12 dicembre 2012

Debutto in reparto!

03-12-12 Primo ingresso in reparto
Dopo un'anno che sono nella band solo oggi sono riuscita a varcare la porta del reparto!
Un po' di emozione e poi via....
Il susseguirsi delle stanzette e il dimenticarsi di esser all'interno di un'ospedale!
Vedere la gioia negli occhi dei piccoli e in un secondo ritorni bambino!
Una semplice favola, un po' di balli e dei piccoli giochi ripagate con un sorriso dei nostri eroi!
Un susseguirsi di emozioni legate da tutto ciò che un bimbo può donarci, come sempre far parte della magnifica Band ti fa sempre di più riflettere delle piccolezze indispensabili che spesso la
vita frenetica ti fa dimenticare!
Grazie a tutte le ragazze e al mitico ragazzo che mi hanno accompagnato in questo nuovo inizio!
Erika

9 dicembre 2012

F come Fiducia

L'altra sera durante un riunione chiarificatrice in tana ho notato un particolare "stato d'animo" che non mi ero accorto fosse così presente in ogni membro; in effetti riflettendoci bene avrei dovuto notarlo subito perché è tipico di un gruppo ben formato e coeso per evitare lo scioglimento alle prime difficoltà. Molte volte si pensa che ad unire le persone sia l'interesse comune, ma non ne sono così certo... Sicuramente l'affermazione è vera quando coinvolge poche persone, ma in caso di gruppo più numeroso e composto da elementi di età e caratteri totalmente diversi non è sufficiente. Ecco che senza fiducia reciproca non si può andare avanti.
Costruire sulla fiducia
Una delle forze della Band, a mio parere, è anche questa forte fiducia che si ha nei confronti degli altri orsi; non importa se giovani o poco esperti, perché anche i nuovi orsetti ne hanno assorbito sicuramente un parte durante il corso di formazione. Anche nei migliori gruppi, però, si possono creare delle forti divergenze che portano alla deriva gli elementi più insicuri, generando quindi piccoli sottogruppi che si sentono un po' estraniati. L'unica cura sensata per questo tipo di "conflitto" consiste nel confronto faccia a faccia, in cui si è fiduciosi di arrivare ad un giusto equilibrio anche se si sentono parole sgradevoli.
Proprio questo confronto diventa costruttivo solo nel momento in cui si nutre una profonda fiducia nei confronti degli altri componenti mostrando comprensione e buona volontà a collaborare: nascono così quei ponti unificatori che tracciano percorsi nuovi che rasserenano e aprono nuovi orizzonti.
Ecco che adesso ho capito cosa effettivamente mi lega così tanto alla band: la fiducia che negli orsi possa trovare un ponte verso una nuova riva, una fiducia nei vecchi e nuovi orsi e soprattutto un posto dove potermi fidare di ogni componente.
Gigio

5 dicembre 2012

Fare reparto

Quando frequentavo il corso di formazione, oramai quasi 2 anni fa, non capivo bene cosa volesse dire fare reparto. Ovviamente intuivo il senso, ma non riuscivo a comprenderlo. Immaginavo che fare reparto volesse dire recitare una parte studiata a tavolino, fare il buffone, alleggerire le famiglie presenti in ospedale con le parole e i gesti.
Ricordo che quando ho ricevuto la prima descrizione dell'attività fatta in reparto non capivo molto. Ambra, una nuova orsa come me, parlava di una virtual pizza che si creava muovendo le braccia, le persone... Chi faceva la farina, chi l'acqua, chi il pomodoro... Ricordo che chiesi spiegazioni ma non mi chiarii molto le idee... Pensavo che fosse un modo come un altro di giocare...
Adesso ovviamente so che cosa sia la virtual pizza, come e quando usare questo gioco, ma mi rendo conto che a quel tempo mi concentravo molto sui dettagli dei giochi lasciandomi sfuggire il vero senso dell'azione di Fare reparto.
Non consiste solo nel far giocare un bambino e la sua famiglia, non vuol dire solo far ridere facendo il buffone... E' molto di più! Sei in ospedale per rasserenare attraverso delle azioni abbastanza strane (immaginare di lievitare come la pasta per pizza, distribuirsi come il sugo e disporsi come le fettine di prosciutto non sono azioni tipiche dell'essere umano...) o attraverso delle favole colorate e piene di disegni.
La giornata, non solo quella dei genitori ma anche la mia, prende un'altra piega; si riempe di sorrisi, di serenità, di felicità. Non è mai un peso neanche quando vi è un rifiuto di un bambino, perché in fondo si comprende il momento. Capisco meglio ora perché spesso ci si sforza a coprire tutti i turni settimanali o per finire tutto il reparto... Sarebbe un peccato non portare un sorriso in ogni angolo di ospedale perché in fondo dietro ad una loro risata c'è un'energia travolgente che è in grado di fargli superare momenti complicati e noiosi e ricaricare te per un' intera settimana.
Gigio

2 dicembre 2012

Un motto per la band

"Inizia col fare ciò che è possibile,
poi ciò che è necessario
ed improvvisamente ti troverai a fare l'impossibile."
S. Francesco

Queste semplici frasi racchiudono l'essenza della band:
- è possibile far sorridere anche in situazioni non semplicissime. Nasce così l'animazione in reparto;
- è necessario un po' di relax e superficialità anche per gli adulti. Si affianca l'attività di supporto ai genitori nella tana;
- eccoci improvvisamente a coprire tutti i giorni i turni in reparto (da lunedì a domenica) e a tenere aperta la tana sempre (da lunedì a domenica con orario continuato).

Impossibile da immaginare.