6 agosto 2009
Resoconto di un martedì d'estate
Ecco il bellissimo resoconto di Claudio che ci dipinge con le parole un martedì d'estate al Gaslini.
Con i vestiti arcobaleno accecati da un sole diamante, abbiamo intrapreso la via dei corridoi sotterranei, dove la luce nemmeno si sforza di entrare e dove alle donne delle pulizie sfugge un sorriso lieve a vederci sfilare. Sembrano sorrisi inattesi ma laggiù, tra i carrelli e i detersivi, apriamo una fenditura di vita a chi disegna gesti di fatica quotidiana L’eco dei loro commenti, da lontano, ci trasmette qualche risata mentre il nostro gruppo si dirige verso l’ascensore. Il reparto è insolito,vige una pace surreale, le infermiere alzano la sbarra della frontiera e ci lasciano transitare, ma impongono le condizioni: ”molti bimbi sono fuori (e come non capirli….) i restanti potete chiamarli, entrate dove volete.” Sarà fatto: in saletta prepariamo una belle gag da riproporre durante la presentazione e attendiamo i bimbi che non si vedono, proviamo con la nostra musica, alziamo il volume, tanto le finestre spalancate verso il mare si prendono la nostra voce, ma niente bimbi. Uno gioca davanti a noi, il padre ci impone di non toccare la sua attrazione (un gioco suo personale) perché senza si sente perduto, mentre l’altro, disteso sul divano, simula un sonno profondo; non posso perdere l’occasione di avvicinarmi e di dormire con lui, forse qualche piccolo spiraglio di una risata lo strappiamo. Decidiamo di regalare palloncini su ordine della mitica capogruppo Sabry e di visitare altri reparti. Proprio quando viene presentata questa strategia, la saletta inizia a popolarsi, (benedetti palloncini!) non dimentichiamo nessuno e cantiamo le canzoni; le note e l’allegria si diffondono come essenza sopra le guanciotte di una piccola bimba in passeggino, come un vento di tramontana, che da nord porta tempo asciutto, cielo sereno e visibilità buona. E’ un vento che non conosce tempeste, non ha mari su cui navigare, se arriva spazza i segni pur evidenti del dolore che bussa alla tua piccola vita, senza saperne il motivo.
Quando ci spostiamo in gruppo, siamo una spedizione alle prese con una montagna da scalare, decidiamo il lato da cui arrampicarci, ma a differenza dei veri scalatori non manteniamo mai le regole stabilite! E’ il bello di chi non vuole arrivare in alto e si imbatte nello spettacolo basso dell’improvvisazione, a piano terra, dove non esistono tentazioni di comando.
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